
cultura
“Palestina tra Oriente e Occidente” - cronaca di un genocidio annunciato
Un dialogo tra memoria, resistenza e decolonizzazione nella nakba infinita
Gravina - lunedì 6 ottobre 2025
9.52
In un periodo storico difficile e tempi incerti, in cui il fervore politico la fa da padrona e le piazze di tutta Italia sono gremite di protestanti e bandiere che inneggiano alla pace, in un tempo in cui il racconto della realtà sembra spesso piegato da semplificazioni e schieramenti, a Gravina si è scelto di fermarsi, ascoltare e riflettere.
La biblioteca di comunità "La casa del fuorilegge" sabato ha ospitato la presentazione del libro di Luigi Cazzato, "Palestina tra oriente e occidente – anglosfera, ferite coloniali, re-esistenza decoloniale". Organizzato dalla sezione ANPI di Gravina "Filippo D'Agostino", l'evento ha riunito cittadine e cittadini attorno a una tematica quanto mai attuale: il lungo e doloroso percorso della Palestina, tra oppressione coloniale, resistenza e memoria.
Ad aprire l'incontro, un video introduttivo con le parole del rettore Tomaso Montanari, noto storico dell'arte e attuale rettore dell'Università per Stranieri di Siena, da tempo impegnato in battaglie culturali e civili. Il suo intervento ha offerto una prima cornice alla discussione, evidenziando l'importanza di un approccio critico alla storia e alla politica. A seguire, Rosa Fiore, presidente della sezione ANPI di Gravina, ha dato il benvenuto ai presenti e ha introdotto l'autore, Luigi Cazzato, docente universitario, saggista e giornalista, impegnato da anni nello studio delle narrazioni coloniali e postcoloniali.
Il cuore dell'incontro è stato proprio il dialogo tra Fiore e Cazzato, arricchito dalla lettura recitata di brani del libro e da poesie di autori e autrici palestinesi, che hanno dato voce al dolore e alla rabbia di un popolo ancora oggi sotto occupazione. Durante la conversazione si è ripercorsa la storia della Palestina, dalle radici del conflitto all'inizio del secolo scorso fino agli sviluppi più recenti. Un'analisi lucida e documentata, che ha toccato anche il concetto di "sumud" — la resistenza paziente e quotidiana del popolo palestinese — e ha chiamato in causa le responsabilità storiche e politiche dell'Italia e dell'Occidente. Cazzato ha sottolineato come la Palestina non sia solo una questione geopolitica, ma anche uno specchio in cui si riflette il rapporto dell'Occidente con la propria eredità coloniale, con le sue ferite non rimarginate e le sue rimozioni.
Momento particolarmente sentito è stato l'intervento di Mohammed Afaneh, presidente della Comunità Palestinese di Puglia e Basilicata. Le sue parole hanno riportato al centro la dimensione umana e comunitaria della resistenza palestinese, ma anche la necessità di una solidarietà concreta e informata. I suoi racconti, i ricordi della quotidianità di una cultura e di un popolo che all'apparenza sembrano così distanti dal nostro, restituiscono l'immagine di una comunità con tradizioni e storie che prescindono qualsiasi distanza spaziale e che accomunano ogni esistenza, in particolare la realtà territoriale della Murgia.
Un richiamo che ha attraversato la sala con forza, trovando eco negli sguardi attenti e nelle parole del pubblico, che ha preso parte attivamente al dibattito finale con domande e riflessioni.
Non è stata solo una presentazione letteraria, ma un esercizio collettivo di coscienza. Un tentativo di ricucire verità e giustizia attraverso la parola, la cultura, la memoria. Perché non si può rimanere neutrali davanti all'ingiustizia. Anche il silenzio è una scelta.
La biblioteca di comunità "La casa del fuorilegge" sabato ha ospitato la presentazione del libro di Luigi Cazzato, "Palestina tra oriente e occidente – anglosfera, ferite coloniali, re-esistenza decoloniale". Organizzato dalla sezione ANPI di Gravina "Filippo D'Agostino", l'evento ha riunito cittadine e cittadini attorno a una tematica quanto mai attuale: il lungo e doloroso percorso della Palestina, tra oppressione coloniale, resistenza e memoria.
Ad aprire l'incontro, un video introduttivo con le parole del rettore Tomaso Montanari, noto storico dell'arte e attuale rettore dell'Università per Stranieri di Siena, da tempo impegnato in battaglie culturali e civili. Il suo intervento ha offerto una prima cornice alla discussione, evidenziando l'importanza di un approccio critico alla storia e alla politica. A seguire, Rosa Fiore, presidente della sezione ANPI di Gravina, ha dato il benvenuto ai presenti e ha introdotto l'autore, Luigi Cazzato, docente universitario, saggista e giornalista, impegnato da anni nello studio delle narrazioni coloniali e postcoloniali.
Il cuore dell'incontro è stato proprio il dialogo tra Fiore e Cazzato, arricchito dalla lettura recitata di brani del libro e da poesie di autori e autrici palestinesi, che hanno dato voce al dolore e alla rabbia di un popolo ancora oggi sotto occupazione. Durante la conversazione si è ripercorsa la storia della Palestina, dalle radici del conflitto all'inizio del secolo scorso fino agli sviluppi più recenti. Un'analisi lucida e documentata, che ha toccato anche il concetto di "sumud" — la resistenza paziente e quotidiana del popolo palestinese — e ha chiamato in causa le responsabilità storiche e politiche dell'Italia e dell'Occidente. Cazzato ha sottolineato come la Palestina non sia solo una questione geopolitica, ma anche uno specchio in cui si riflette il rapporto dell'Occidente con la propria eredità coloniale, con le sue ferite non rimarginate e le sue rimozioni.
Momento particolarmente sentito è stato l'intervento di Mohammed Afaneh, presidente della Comunità Palestinese di Puglia e Basilicata. Le sue parole hanno riportato al centro la dimensione umana e comunitaria della resistenza palestinese, ma anche la necessità di una solidarietà concreta e informata. I suoi racconti, i ricordi della quotidianità di una cultura e di un popolo che all'apparenza sembrano così distanti dal nostro, restituiscono l'immagine di una comunità con tradizioni e storie che prescindono qualsiasi distanza spaziale e che accomunano ogni esistenza, in particolare la realtà territoriale della Murgia.
Un richiamo che ha attraversato la sala con forza, trovando eco negli sguardi attenti e nelle parole del pubblico, che ha preso parte attivamente al dibattito finale con domande e riflessioni.
Non è stata solo una presentazione letteraria, ma un esercizio collettivo di coscienza. Un tentativo di ricucire verità e giustizia attraverso la parola, la cultura, la memoria. Perché non si può rimanere neutrali davanti all'ingiustizia. Anche il silenzio è una scelta.
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