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La città

No ai manifesti illegali

Intervengono le forze dell'ordine. Continua il tam tam sul web

Elezioni e sciatteria. Propaganda elettorale e manifesti abusivi: sono i simboli della "brutta politica". Una pratica diffusa, anti-ecologica, illegale e che ha ricadute economiche sui bilanci e sull'immagine dei partiti. I manifesti abusivi, costante di ogni campagna elettorale e terreno di scontro tra vere e proprie fazioni politiche. Di mezzo ci sono gli elettori bombardati da immagini e slogan di ogni tipo e una città che ad ogni tornata elettorale viene seppellita dalle faccione di coloro che in nome del bene comune invadono spazi altrui, imbrattano muri e cassonetti per la raccolta differenziata e addirittura coprono palazzi storici.

Oramai non c'è più da mortificarsi non solo perché siamo alle battute finali, ma soprattutto perché le forze dell'ordine, dopo i numerosi appelli di politici e cittadini comuni, hanno deciso di intervenire. Attraverso "diffide verbali" ed elevando una serie di verbali di contestazione contro i vari comittenti dei manifesti abusivi a cui sono seguite anche delle ammende che, stando alle previsioni di legge, dovrebbero andare dai 130 ai 1032 euro.

Negli ultimi giorni di campagna elettorale la situazione pare essere migliorata rispetto alle settimane precedenti, ma Polizia Municipale, Carabinieri e Polizia di Stato anche in questi giorni sono impegnati in sinergia a ripulire la città dalle affissioni illegali, confermando che contro i "furbetti" amanti del manifesto selvaggio non si può abbassare la guardia.

E intanto, in nome della legalità e del rispetto degli elettori, proseguono la loro mobilitazione i social network. Per sottolineare che "la Questione Morale non è patrimonio di una parte politica, ma è un principio che deve appartenere a tutti".

In rete il quartier generale della campagna è il blog Abusivo Non Ti Voto, dove saranno raccolte le immagini delle violazioni. Si parte da una denuncia: i manifesti abusivi "impiegano anche i fondi del finanziamento ai partiti, rendono brutte le città italiane, sfruttano spesso lavoro nero e contribuiscono a diminuire il livello culturale del dibattito politico". Per poi passare alle richieste da inoltrare ai partiti: "A rinunciare immediatamente a questa pratica" e ai candidati perché si "dissocino puntualmente ogni volta che il loro nome compare su un manifesto abusivo".

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