
Eventi e cultura
Guarini, l'artista che unisce Gravina e Solofra
Pubblicato un nuovo volume di studi.
Gravina - sabato 29 novembre 2014
16.23
Francesco Guarini, personalità di spicco del barocco napoletano, al servizio della famiglia Orsini. Ecco come la città di Gravina entra in contatto con l'arte del prestigioso maestro solofrano e si fa custode di sue pregiatissime opere.
Un'attività quella del Guarini che continua ad essere costantemente sotto gli occhi di studiosi. Di recente pubblicazione è il volume dal titolo "Francesco Guarini. Nuovi contributi 2", presentato nella serata di venerdì proprio presso l'Episcopio di Gravina, nell'auditorium Giovanni Paolo II. Curato da Mario Alberto Pavone e Mimma Pasculli Ferrara ed edito dalla casa editrice napoletana Artstudiopaparo, è stato realizzato grazie all'apporto finanziario del Centro Studi Benedetto XIII, la Fondazione Ettore Pomarici-Santomasi, il Museo della Civiltà Contadina e il comune di Gravina.
Numerosissimi gli ospiti della serata intervenuti di fronte alla folta platea composta anche da molti giovani. A fare da Anfitrione il professor Giuseppe Schinco che in apertura sottolinea: "Purtroppo i giovani non credono che i beni culturali possano dare occupazione, ma Gravina in questo momento può inserirsi fruttuosamente nello scenario di Matera 2019, avanzando una proposta che evidenzi una unicità propria del paese, come potrebbe essere appunto la presenza dell'arte guariniana".
La parola è passata poi al padrone di casa, monsignor Giovanni Ricchiuti, che dopo aver dato il benvenuto ai presenti ha ricordato che "la custodia di quando ci è stato lasciato è nostra cura e solo attraverso lo studio si può guardare allo sviluppo". Lo studio su Francesco Guarini crea infatti un ponte immaginario che unisce Gravina al paese natale dell'artista, Solofra. A rappresentare la città campana, Pasquale Gaeta, presidente del consiglio comunale: "Abbiamo una fortuna in comune, poter entrambi ammirare nei nostri paesi le magnifiche tele del Guarini".
Assente per motivi istituzionali, Antonio Uricchio, rettore dell'Università dei Bari. A farne le veci, la professoressa Marie Therese Jacquet, direttore del dipartimento di Lettere, Lingue ed Arti, che lancia ai presenti un forte messaggio di speranza: "Dobbiamo prendere consapevolezza delle nostre ricchezze, solo questo può darci forza e speranza di riuscita". E offrendo l'appoggio dell'università conclude: "Credo nel sud e credo nelle vostre capacità".
Dopo i saluti del presidente della Fondazione, Mario Burdi, dell'ex presidente Agostino Giglio, e del sindaco di Gravina, Alesio Valente, spazio agli interventi. Prima la relazione di monsignor Giuseppe Lofrese, presidente del Capitolo cattedrale di Gravina, sul rapporto, mai ostile, tra chiesa ed artisti, nella storia e nel presente.
Uno dei due curatori del testo, Mario Alberto Pavone, professore di storia dell'arte moderna presso l'università di Salerno, dopo aver fatto cenno al mistero sulla morte dell'artista avvenuta nel 1651 proprio a Gravina, ha spiegato come questo secondo volume, rispetto al primo presentato due anni fa a Solofra, sia potenziato di nuove opere di Guarini che se pur non firmate gli sono state attribuite. Al professor Vincenzo Pugliese, docente di storia dell'arte moderna dell'università del Salento, il compito di illustrare uno per uno i dodici contenuti di cui si compone il testo, ricco di riferimenti alla nostra città. Ultima Mimma Pasculli Ferrara, che con l'aiuto di slide ha illustrato il suo saggio che dimostra la collaborazione di Carlo Tucci da Gravina con Angelo Solimena.
Un'attività quella del Guarini che continua ad essere costantemente sotto gli occhi di studiosi. Di recente pubblicazione è il volume dal titolo "Francesco Guarini. Nuovi contributi 2", presentato nella serata di venerdì proprio presso l'Episcopio di Gravina, nell'auditorium Giovanni Paolo II. Curato da Mario Alberto Pavone e Mimma Pasculli Ferrara ed edito dalla casa editrice napoletana Artstudiopaparo, è stato realizzato grazie all'apporto finanziario del Centro Studi Benedetto XIII, la Fondazione Ettore Pomarici-Santomasi, il Museo della Civiltà Contadina e il comune di Gravina.
Numerosissimi gli ospiti della serata intervenuti di fronte alla folta platea composta anche da molti giovani. A fare da Anfitrione il professor Giuseppe Schinco che in apertura sottolinea: "Purtroppo i giovani non credono che i beni culturali possano dare occupazione, ma Gravina in questo momento può inserirsi fruttuosamente nello scenario di Matera 2019, avanzando una proposta che evidenzi una unicità propria del paese, come potrebbe essere appunto la presenza dell'arte guariniana".
La parola è passata poi al padrone di casa, monsignor Giovanni Ricchiuti, che dopo aver dato il benvenuto ai presenti ha ricordato che "la custodia di quando ci è stato lasciato è nostra cura e solo attraverso lo studio si può guardare allo sviluppo". Lo studio su Francesco Guarini crea infatti un ponte immaginario che unisce Gravina al paese natale dell'artista, Solofra. A rappresentare la città campana, Pasquale Gaeta, presidente del consiglio comunale: "Abbiamo una fortuna in comune, poter entrambi ammirare nei nostri paesi le magnifiche tele del Guarini".
Assente per motivi istituzionali, Antonio Uricchio, rettore dell'Università dei Bari. A farne le veci, la professoressa Marie Therese Jacquet, direttore del dipartimento di Lettere, Lingue ed Arti, che lancia ai presenti un forte messaggio di speranza: "Dobbiamo prendere consapevolezza delle nostre ricchezze, solo questo può darci forza e speranza di riuscita". E offrendo l'appoggio dell'università conclude: "Credo nel sud e credo nelle vostre capacità".
Dopo i saluti del presidente della Fondazione, Mario Burdi, dell'ex presidente Agostino Giglio, e del sindaco di Gravina, Alesio Valente, spazio agli interventi. Prima la relazione di monsignor Giuseppe Lofrese, presidente del Capitolo cattedrale di Gravina, sul rapporto, mai ostile, tra chiesa ed artisti, nella storia e nel presente.
Uno dei due curatori del testo, Mario Alberto Pavone, professore di storia dell'arte moderna presso l'università di Salerno, dopo aver fatto cenno al mistero sulla morte dell'artista avvenuta nel 1651 proprio a Gravina, ha spiegato come questo secondo volume, rispetto al primo presentato due anni fa a Solofra, sia potenziato di nuove opere di Guarini che se pur non firmate gli sono state attribuite. Al professor Vincenzo Pugliese, docente di storia dell'arte moderna dell'università del Salento, il compito di illustrare uno per uno i dodici contenuti di cui si compone il testo, ricco di riferimenti alla nostra città. Ultima Mimma Pasculli Ferrara, che con l'aiuto di slide ha illustrato il suo saggio che dimostra la collaborazione di Carlo Tucci da Gravina con Angelo Solimena.