“Passeggiando con la storia” rubrica a cura di Giuseppe Massari
“Passeggiando con la storia” rubrica a cura di Giuseppe Massari
Passeggiando con la storia

La Chiesa di san Celestino nel quartiere Murattiano

“Passeggiando con la storia”, rubrica a cura di Giuseppe Massari

E' ormai usanza consolidata, dalla tradizione e dalla storia, probabilmente iniziata per volere del canonico don Michele Pepe, nato a Gravina il primo gennaio 1874 e deceduto nella città natale il 5 ottobre 1960, zio dell'omonimo germano e uno degli ultimi proprietari della chiesa di San Celestino, che, ogni anno, dalla predetta chiesa, il 27 settembre, antivigilia della festa patronale, viene prelevata e portata in processione, la statua di san Michele, che resta esposta in piazza Benedetto XIII, comunemente chiamata e riconosciuta come piazza cattedrale, fino al 30 settembre, giorno conclusivo della festa, a simboleggiare l'inizio e la fine dei solenni festeggiamenti in onore di San Michele. Questa piccola statua, un tempo portata a spalle dagli scout, presumibilmente, così come testimoniano gli attuali discendenti Pepe, potrebbe essere stata commissionata e pagata dal citato canonico.

In questa chiesa non si officia più da anni, esattamente da metà degli anni 70 del secolo scorso, quando il vescovo del tempo, mons. Salvatore Isgrò impedì ed inbì ai proprietari l'uso privatistico della cappella. Il divieto non fu accolto favorevolmente dalla famiglia, la quale, per una serie di anni non mise più a disposizione la storica statua. Infatti, nella piazza a ridosso della cattedrale, nei giorni della festa, fu posizionata la statua in pietra del Gargano della chiesa di San Michelle delle Grotte. Al di là di queste notizie, eventi poco piacevoli e poco edificanti, la chiesa è un piccolo scrigno cittadino, però, poco conosciuto, perché poco si è scritto di esso e su di esso.

Da un inedito della professoressa Marisa D'Agostino: "Chiesa di S. Celestino (Famiglia Michele Pepe). Notizie storiche ed epigrafi, Gravina in Puglia 1993, messomi, gentilmente, a disposizione dalla famiglia Pepe, si ricavano le seguenti notizie: "La chiesa privata della famiglia Michele Pepe, denominata San Celestino, fu realizzata dalla fondamenta tra il 1770 e 1775 su commissione dei fratelli Passamonte: Michele teologo e Filippo primcerio entrambi canonici della regia cattedrale gravinese. Essa è ubicata nel corso Aldo Moro di Gravina tra le costruzioni di casa Passamonte - Pepe e Trotta Bruno. La famiglia Passamonte nel XVII secolo ebbe lo juspatronato della chiesa rupestre di S. Maria di Costantinopoli, che nel 1572 era tenuto dalla famiglia De Maestro Pacifico Vasay e Antonella de Scelzi.

Questa chiesa il 1705 fu sconsacrata e chiusa al culto da Monsignor Marcello Cavalieri, perché definita angusta ed oltretutto impraticabile e semisepolta da terra e detriti portati dagli acquazzoni. Per questo i fratelli Passamonte, per non perdere lo giuspatronato della perduta chiesa, fecero realizzare una cappella ex novo fuori le mura della "porta Aquila", dedicandola allo Spirito Santo e alla Madonna di Costantinopoli. Nel 1775 Papa Pio VI donò alla nuova chiesa dei Passamonte il corpo intero di San Celestino martire, con il privilegio delle indulgenze plenarie. Da questo momento la chiesa ed il quartiere che si era costituito intorno ad essa presero il nome di San Celestino.

La chiesa e l'altare, con le reliquie dei martiri San Teodoro e San Pio, furono consacrati il 1779 da monsignor Nicola Cicirelli, vescovo di Gravina. La solerzia di Michele e Filippo Passamonte incentivò il culto di Santa Maria di Costantinopoli ed attirò molti fedeli, tanto da conseguire nel 1783 un breve da Papa Pio VI, con cui concesse indulgenze plenarie a tutti coloro che avrebbero visitato e pregato nella chiesa dedicata allo Spirito Santo e alla Vergine di Costantinopoli. A questo breve pontificio fece seguito un regio assenso ed exequatur il 15 dicembre 1783.

A ricordo di questo regio assenso, all'interno del piccolo luogo sacro, fu apposta una lapide la cui traduzione dal latino è la seguente: "A DIO OTTIMO E MASSIMO. ABBANDONATO IL VACCHIO SACELLO SUBURBANO DI IUREPATRONATUS DELLA FAMIGLIA PASSAMONTE, IL TEOLOGO MICHELE ED IL PRIMICERIO FILIPPO, FRATELLI PASSAMONTE, CANONICI DELLA REGIA CATTEDRALE DI GRAVINA, A PROPRIE SPESE E CON LO STESSO IUREPATRONATUS, ERESSERO FIN DALLE FONDAMENTA , IN MODO PIU' SONTUOSO QUI, NELLA CITTA' DI GRAVINA, UNA CHIESA DEDICATA ALLO SPIRITO SANTO E A MARIA VERGINE DI COSTANTINOPOLI, A CUI PIO VI, PONTEFICE MASSIMO, NELL'ANNO DEL SIGNORE 1775 DONO' IL CORPO INTERO DI SAN CELESTINO MARTIRE, CON IL BENEFICIO DELL'INDULGENZA PLENARIA, QUOTIDIANA ED ETERNA, ED EBBERO CURA CHE L'ALTARE DI SAN TEODORO E SAN PIO MARTIRI E LE RELIQUIE INCLUSE FOSSERO SOLENNEMENTE CONSACRATE DAL VESCOVO DI GRAVINA, NICOLA CICIRELLI, IL 30 MAGGIO DELLA RIACQUISTATA SALVEZZA 1779".

Riprendendo il testo della D'Agostino si legge ancora:"Quando morirono i due fondatori e benefattori, la chiesa ebbe un declino e si ridusse a solo uso privato della famiglia Passamonte. Per un lungo periodo rimase chiusa e solo testimonianza architettonica, fino a quando, Michele Pepe, erede dello juspatronato, la riaprì al culto nel 1958, dopo averla fatta restaurare ed abbellirla in modo sontuoso". Anche di questo evento, per non disperdere la memoria e tramandarla ai posteri, si conserva la seguente epigrafe, il cui testo latino, tradotto nella nostra lingua, si legge:" A DIO OTTIMO E MASSIMO. IL SIGNOR MICHELE PEPE, PER AMORE VERSO DIO E PER IL DECORO DELLA SUA CITTADINANZA, CON ATTENTA CURA E IN MODO SONTUOSO ABBELLI' QUESTA CAPPELLA DI FAMIGLIA, DEDICATA ALLO SPIRITO SANTO E ALLA BEATA VERGINE DI COSTANTINOPOLI. NELL'ANNO DEL SIGNORE 1958".

Il racconto storico della D'Agostino prosegue: "La chiesetta si presenta di stile neoromanico a croce latina, ad unica navata con volta a botte. L'abside con l'altare centrale sono delimitati da un arco di trionfo, preceduto da una volta a cupola. E' illuminata da una finestra sovrastante l'ingresso. Le pareti sono rivestite con marmi pregiati sino ad una altezza di tre metri. Sull'altare campeggia il simbolo dello Spirito Santo ed una tela con l'immagine della Madonna di Costantinopoli. Sul lato sinistro è deposto, in apposita nicchia, un sarcofago di cristallo con il corpo di San Celestino martire. Sulle pareti, vicine all'ingresso, ci sono tre epigrafi marmoree, che ricordano le tre tappe storiche principali della cappella. La facciata, compresa tra l'ex casa Passamonte e quella di Trotta Bruno, è semplice con piccolo campanile laterale". Su questa piccola chiesa, altri particolari, altri riferimenti storici sono rintracciabili negli atti delle visite pastorali del 1909 e del 1912 di mons. Nicola Zimarino, vescovo della Diocesi Gravina- Irsina dal 1907 al 1921.

(Foto di Raffaele Pepe)
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