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Territorio

Tartufo: nuova frontiera per l’economia locale?

Si intensifica la pratica della raccolta del prezioso tubero

Non solo di fungo cardoncello vive la Murgia, ma tra i prodotti spontanei che la terra offre, sta diventando sempre più diffusa la raccolta dei tartufi. Una pratica che vede la Puglia in generale quale territorio in crescita, con numerose zone dove la ricerca del pregiato fungo sta prendendo piede.

Perché, a differenza di come credono in molti, è di fungo che si tratta. Un corpo fruttifero di un fungo che vive sotto terra ed è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali, assorbiti dal terreno tramite le radici dell'albero con cui vive in simbiosi e che si sta sempre propagando dalle nostre parti.

Una vera e propria tartufo-mania che si sta diffondendo anche nella Murgia, insieme ad altre aree ben individuate della nostra regione come i Monti Dauni e il Gargano oltre alla Valle d'Itria, l'Arco Jonico e il Salento.

Il Tuber magnatum (nome scientifico del tartufo) - a quanto riferito da Coldiretti Puglia- quota tra i 500 euro al chilogrammo per il tartufo nero, fino ai 3mila euro al chilogrammo per il bianco. Nella regione Puglia la stagione dei tartufi -secondo quanto emerge dai dati dell'associazione degli agricoltori- vive una fase molto fortunata, con il raccolto di tartufi dalla profumazione intensa e una consistenza carnosa e compatta. Una buona qualità del prodotto grazie ad un clima e all'abbassamento delle temperature che assicurano ottimi profumi che rispecchiano appieno le caratteristiche peculiari del tartufo.

Una pratica che potrebbe rappresentare un importante supporto per l'economia delle zone interne boschive come il territorio di Gravina: una integrazione finanziaria per la comunità locale, con effetti positivi sui flussi turistici. Insomma una pratica che ci si augura, in un prossimo futuro possa diventare una fonte di reddito stabile per la popolazione gravinese.
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