Convento Santa Sofia
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Politica

Un "malefico incantesimo" per l'ex convento di Santa Sofia

Italia viva attacca l’amministrazione comunale sull’utilizzo dell'immobile

La tribolata gestione dell'ex convento di Santa Sofia è al centro di un lungo intervento di Italia Viva. Con una lunga cronistoria, il partito contesta le scelte dell'amministrazione comunale, senza esito definitivo.

Di seguito la nota di Italia viva.

"Addossato alla chiesa di Santa Sofia si erge l'antico e maestoso monastero delle clarisse la cui edificazione risalirebbe con tutta probabilità alla metà del '500. Al monastero si accede da una scala esterna accanto alla chiesa o dall'ingresso di Via Donato Cristiani. Sicuramente uno dei pezzi di maggior pregio del patrimonio della città. Molti non sanno che durante i lavori del primo stralcio venne ritrovato un complesso ipogeo, di cui non si aveva notizia. Anche la vicenda di questo immobile comunale "abbandonato" parte da lontano. L'ex convento di Santa Sofia è stato interessato da due distinti finanziamenti regionali e relativi interventi di restauro, entrambi conclusi. Tutto ciò è costato alle casse pubbliche poco meno di 6 milioni di euro e oltre 10 anni di studio e lavori.

Nel 2009 viene completata la prima tranche di lavori, ma ora saltiamo a piè pari il primo lotto di lavori e passiamo alla storia "recente".
Il termine "recente" è un evidente eufemismo perché ripartiamo proprio dal 2009 (11 anni fa) quando l'Area Vasta prevede circa 2,5 milioni di euro, garantiti dalla Regione attraverso i fondi europei, per il recupero della restante parte dell'ex convento di Santa Sofia. Nel maggio 2010 si individua il RUP al quale si conferisce l'incarico della progettazione. Il primo colpo di scena arriva oltre un anno dopo: il commissario prefettizio Ciro Trotta certifica il mancato avvio della progettazione. Praticamente c'erano i soldi ma non c'era il progetto. E senza il secondo, anche i primi rischiavano di venir meno. E allora viene identificato un nuovo RUP e nel dicembre 2011 finalmente viene approvato il progetto definitivo.

Non va però omesso un particolare rilevante: da alcuni decenni anche l'ex monastero di Santa Sofia, come gli altri ex conventi della Città, è abitato da cittadini che lo occupano senza alcun titolo. Intanto, nella primavera 2012, Gravina va alle urne e elegge Alesio Valente alla carica di Sindaco. La nuova Amministrazione, in forza di diverse sentenze di anni addietro, si attiva ben presto per ottenere il rilascio degli immobili siti all'interno del convento di Santa Sofia. E così, in breve tempo, l'ex convento viene restituito nella piena disponibilità dell'Ente proprietario.
A Settembre 2012 il Comune pubblica il bando di gara per il restauro dell'ex convento richiamando la deliberazione esecutiva a firma del Commissario Straordinario.

Ha così inizio la girandola di dichiarazioni rilasciate dal Sindaco o da suoi collaboratori circa gli ipotetici utilizzi del convento di Santa Sofia da restaurare. Proviamo a riportarne alcune:
1) sede dell'Associazione CABA;
2) sede del museo della civiltà contadina, per poi creare, in un secondo momento, il museo antropologico;
3) sede per le aule del liceo musicale;
4) casa della musica;
5) sede dell'orchestra comunale;
6) info point turistico, una sorta di cabina di regia;
7) centro per il recupero delle dipendenze dal gioco d'azzardo.

A inizi 2015 iniziano i lavori di recupero e frattanto il Museo della civiltà contadina resta senza dimora per lavori presso l'ex orfanotrofio di piazza Cavour che lo ospitava. Come per il mercato di Via Genova per pura "combinazione" l'inaugurazione avviene il 25/3/2017 a ridosso delle nuove elezioni amministrative. L'ex convento Santa Sofia riapre i battenti con una serie di iniziative in collaborazione con il FAI. Il sindaco gongola anche perché riesce ad ottenere dalla presidenza del Consiglio dei Ministri un ulteriore finanziamento di quasi 350.000 euro per il recupero dell'ipogeo rinvenuto durante i lavori del primo stralcio, portati a termine nel 2009.

L'opera è stata inaugurata ma, in assenza di un piano di gestione, si susseguono le delibere per far rivivere il maestoso complesso conventuale. Ad Aprile 2017 la Giunta delibera di gestire in forma diretta sperimentalmente il Complesso di Santa Sofia e di concedere a titolo gratuito alcuni ambienti all'Ufficio di Informazione e Accoglienza Turistica (IAT), a condizione che questo garantisca l'apertura e la chiusura della struttura tutti i giorni della settimana.

Nello specifico, l'Ufficio IAT dovrà gestirà la reception, il Museo della Cola Cola ed altre stanze da destinare a varie attività culturali. Altri ambienti saranno, invece, gestiti direttamente dal Comune e dati in fitto alle varie associazioni culturali che ne faranno richiesta, contribuendo alle spese necessarie per la manutenzione tanto da aver fissato anche una specifica tariffazione. Ma qualcosa tuttavia non va per il verso giusto perché poco tempo dopo l'immobile torna ad essere chiuso. Nel corso dei lavori di restauro si sono verificati atti vandalici ai danni dell'impianto elettrico con danni quantificati in 245 mila euro per i quali viene chiesto un mutuo alla cassa DD.PP.

E' il 2018: il grande evento Matera 2019 è alle porte ma, come vari altri siti turistici, anche il bellissimo Convento di Santa Sofia, trasformato dopo tanti anni di studi e lavori di restauro, inaugurato in grande stile l'anno prima … è chiuso al pubblico!! Nel settembre 2018 ricominciano i nuovi lavori: si tratta di rendere fruibili gli ipogei venuti alla luce nel corso dei lavori di restauro dell'ex convento di Santa Sofia. Terminati gli ennesimi lavori, a marzo del 2019 Palazzo di Città concede una porzione dell'ex Monastero Santa Sofia "in comodato d'uso gratuito per 5 anni alla Fondazione Pomarici Santomasi per "dotare l'immobile di un presidio quotidiano tale da assicurarne custodia e vigilanza".

Vedete come, dapprima con lo IAT e poi con la Fondazione Pomarici Santomasi ritorna il cruccio del presidio quotidiano e della custodia e vigilanza: quasi fosse la preoccupazione maggiore dei lungimiranti amministratori!! Il Comune resterà titolare della proprietà e della manutenzione straordinaria dell'immobile; alla Fondazione, invece, toccherà "assicurare i servizi culturali con continuità e con livelli adeguati di efficienza e di qualità"

A Gennaio 2020 su sollecitazione della Soprintendenza, a causa di infiltrazioni di acqua nel museo Pomarici Santomasi, viene disposto il trasferimento di preziosi abiti nell'ex convento di Santa Sofia da poco restaurato. A Febbraio 2020, prima dell'emergenza Covid, si svolge un'esposizione di opere di arte contemporanea sempre su iniziativa della Fondazione Pomarici Santomasi. Ci chiediamo: che fine hanno fatto le varie idee di utilizzo del Convento di Santa Sofia? Sembrerebbe che l'interesse esclusivo della Amministrazione Comunale sia quello di intercettare finanziamenti, gestire gli appalti delle opere e delle progettazioni disinteressandosi completamente di un aspetto indispensabile: il piano di gestione.

Ai cittadini non interessa avere "cattedrali nel deserto", ma sicuramente amano poter godere di tanta bellezza e vedere utilizzato al meglio il proprio patrimonio storico. E' impensabile che una struttura tanto grande possa essere utilizzata esclusivamente dalla Fondazione Pomarici Santomasi. Gli spazi disponibili devono essere vissuti, animati, amati, visitati. Proponiamo che il Comune - coinvolgendo la Città - si attivi quanto prima per decidere come utilizzare questo bene immobile dal valore storico e architettonico inestimabile.

Lo scorso mese di settembre 2020 si è tenuta nell'ex monastero Santa Sofia l'ultima iniziativa in cui si parlava di cibo, fiabe e favole. A noi piace pensare che come in ogni fiaba su questo immobile sia stato lanciato un incantesimo malefico: tutti i cittadini devono impegnarsi per disattivarlo e far trionfare il bene".
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