Ludovico Maiorana
Ludovico Maiorana
Passeggiando con la storia

Ludovico Maiorana o Maiorani vescovo di Castellammare di Stabia

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Per redigere la presente scheda biografica mi sono servito della pubblicazione del dottor Giovanni Celoro Parasacandolo: I Vescovi e la Chiesa Stabiana Dalle origini al 1800, Nicola Longobardi Editore 1997. In questo testo il vescovo viene presentato con una variante nel cognome: Maiorano anzichè Maiorana. Al di là di questa differenza, ciò che contano sono i riferimenti che conducono a lui, senza ombra di dubbio.

Nacque in Gravina nel 1543, da nobile ed illustre famiglia di Gravina, originaria della Provenza, Marogano, così come è riportato da Scipione Mazzella nella Descrizione del Regno di Napoli. Ma non tutti i biografi che si sono occupati di lui, da Luca Pomarici Santomasi, al sacerdote Tavani e a Giuseppe De Ninno concordano, almeno sull'anno. Si laureò in Filosofia, Teologia e Giurisprudenza. Fu ordinato presbitero nell'Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi. All'interno della Congregazione fu Abate della Casa di San Pietro ad Aram di Napoli, della Casa di Parete sempre a Napoli.

Nel 1575 ottenne di pubblicare un lavoro teologico sul vero culto di Dio dal titolo " Clypei militantis ecclesiae", in tre volumi. Lo "Scudo della Chiesa militante" era un trattato sistematico e di facile consultazione che elencava i dogmi della chiesa cattolica. Serviva per porre sotto inchiesta chi si allontanava dalla ortodossia. Dal pontefice Pio VI fu scelto in qualità di Teologo e Consultore del Concilio di Trento e ai padri conciliari inviò una orazione dal titolo: " De optimo republicae statu". Nel 1576 fu eletto Priore del monastero di Santa Maria di Piedigrotta in Napoli che resse, alternandosi con don Ippolito Caracciolo, fino al 1583. Nel 1581, per i suoi meriti, su proposta di Filippo II, da papa Gregorio XIII fu preconizzato vescovo e destinato alla Sede di Castellammare di Stabia, vacante dal 1577. Fece il suo ingresso in diocesi, sul dorso di un cavallo, il 9 luglio 1581.

La sua attività fu molto intensa nella ricostruzione della diocesi. Sia sotto l'aspetto spirituale che materiale. La sua occupazione speciale fu di affidare il seminario diocesano, di giovani forniti di vera vocazione allo stato ecclesiastico, nelle mani di uomini di sana e non mediocre dottrina. Nel 1583 consentì la residenza nella sua Diocesi ai Frati Cappuccini; intervenne al Concilio provinciale presieduto dall'arcivescovo di Sorrento. Uscito indenne, nel 1584, da una gravissima malattia, l'anno successivo, celebrò un Sinodo diocesano il cui tema principale fu l'istituzione di un Monte di Pietà per l'aiuto ai ceti più deboli. Ricostruì la Cattedrale di Castellamare che trovò semidiruta al suo ingresso. Il 22 novembre 1587 benedisse la prima pietra. Aggiunse alcune dignità in seno a quel Capitolo.

Non è certa la data della sua morte. Dopo 16 anni di ministero episcopale, cessò di vivere il 1591. Il celebre erudito Niccolò Toppi, nell'opera la Biblioteca Napoletana, lo definisce e lo appella uomo dottissimo. Francesco Lombardi, all'interno delle Notizie della città e vescovi di Molfetta lo chiama "prelato molto noto per il grido del suo sapere". Un altro studioso e letterato, Minieri- Riccio, scrivendo le memorie storiche degli scrittori del Regno di Napoli, lo dice "rinomato nelle lettere". In vista della sua morte stilò un testamento nel quale espresse le sue ultime volontà, tra le quali quella di voler essere sepolto nella chiesa di Sant'Angelo di Monte Gauro in una sepoltura di marmo da costruire sotto l'altare di suddetta chiesa e, che il Capitolo Cattedrale, dopo la cerimonia dei sacri riti per la festività dell'Arcangelo Michele, celebrasse ogni anno nella suddetta Chiesa un anniversario della sua anima. Riavutosi in salute annullò il testamento, per cui, insieme alla incerta data della sua morte, non è dato sapere dove riposano i suoi resti mortali.
  • Giuseppe Massari
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