affreschi cripta s vito vecchio
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cultura

Tutela per gli affreschi di San Vito Vecchio

Lettera aperta di Giuseppe Massari a Soprintendenza e Fondazione Santomasi

Pubblichiamo di seguito una lettera di Giuseppe Massari indirizzata al Soprintendente Per i Beni Archeologici Storici Culturali della Puglia e al Presidente della Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, avente per oggetto la richiesta di salvaguardia, tutela ed restauro degli affreschi di San Vito Vecchio ubicati presso il palazzo sede della Fondazione.



"San Vito Vecchio: la cripta salvata. Partendo da questo articolo a firma di Fabbrizio Sciarretta, nel quale si ricostruisce, per grosse linee la storia degli affreschi salvati di San Vito Vecchio:

"Quella della Cripta di San Vito Vecchio a Gravina è una storia, per fortuna a lieto fine, di recupero di una serie di affreschi di matrice bizantina destinati a sicura distruzione. San Vito è infatti una chiesa rupestre (scavata nel tufo) ancor oggi esistente nei pressi del cimitero di Gravina ma che – persa la sua originale funzione – era divenuta prima magazzino e poi addirittura serbatoio per l'acqua piovane. Inutile dire cosa questo abbia significato per i cicli di affreschi che ne ricoprivano interamente le pareti. Tant'è che quelli del lato sinistro, posti più in basso dei quelli sul lato opposto, hanno visibilmente sofferto in misura maggiore. Nel 1956 lo Stato Italiano acquista gli affreschi (ma solo questi, non l'intera cripta) che vengono così staccati e restaurati a cura dell'Istituto Centrale di Restauro a Roma. Poi, la perfetta ricollocazione sempre a Gravina nella sede del Museo Ettore Pomarici Santomasi. Qui è stata ricostruita in scale 1:1 la Cripta di San Vito e gli affreschi ricollocati nella loro esatta posizione. Così, protetti ed accuditi, sono ancora con noi, a disposizione di visitatori e studiosi. E' inutile sottolineare l'importanza dell'operazione che ci permette oggi di vedere i cicli pittorici dialogare tra di loro come sette secoli or sono".

Fin qui lo scritto. Venendo, invece, ai giorni nostri, ed esattamente a quasi 50 anni dalla loro sistemazione in loco, si procedette, grazie all'intervento diretto del Laboratorio dell'Istituto Centrale del Restauro di Roma, nelle persone del Dott. Giuseppe Fabretti, direttore del suddetto Laboratorio e di Giuseppe Moro, uno degli artefici, insieme a Cesare Brandi, dello storico stacco, si procedette ad una diagnostica, la cui relazione finale è parte dell'Archivio di suddetta Fondazione e i cui risultati furono impietosi al punto da doverne compromettere la loro esistenza, per via di locali impregnati di umido da acqua piovana e anche dalla presenza e coesistenza di luoghi sottostanti, annessi malsani e compromessi. E' d'uopo ricordare, ove mai ce ne fosse bisogno, che la Fondazione è depositaria, ma responsabile dello stato dei luoghi, pur essendo lo Stato proprietario.

Pertanto, il sottoscritto, cittadino gravinese, sensibile ed attento alla tutela del patrimonio storico, artistico e culturale della città, considerata la permanente gravità in cui versano gli affreschi, al punto da assistere al continuo perdersi di pezzi di colore che li compongono, visto le continue ed infruttuose iniziative per, le quali è stata opportunamente e, a suo tempo, informata, anche, la Soprintendenza di competenza, e addivenire ad una soluzione confacente alla salvaguardia delle maestose, uniche ed originali opere d'arte, sarebbe opportuno, necessario, doveroso ed improcrastinabile, da parte dell'Ente, sollecitare il legittimo proprietario, e chi per Esso, per evitare riconoscimenti di responsabilità pregresse, che potrebbero essere attribuite a chi aveva l'obbligo di informarlo, perché venga messo in atto ogni azione ed intervento di restauro conservativo e recupero degli affreschi. Cordialità e saluti.


Giuseppe Massari



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