crisi lavorativa
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Associazioni

Lezioni di sviluppo

Sindacati e associazioni di categoria avanzano delle proposte. "Occorre fare sistema per uscire dalla crisi"

Cgil, Cisl e Uil in accordo con le associazioni di categoria del mondo produttivo ed imprenditoriale, tornano a parlare di lavoro e sviluppo economico.
In un documento congiunto, inviato anche al Comune, hanno sviscerato le emergenze occupazionali e sociali che hanno travolto Gravina negli ultimi dieci anni, rendendola una delle città con il più basso indice di occupazione del territorio. Una situazione che riviene, come evidenziano gli stessi sindacati "dallo scarso consolidamento delle imprese produttive nate negli ultimi vent'anni e dalla disattenzione registrata nei confronti di nicchie di mercato dove lo sviluppo continua ad esistere". Una situazione diventata emergenza con la crisi del salotto che ha provocato il crollo dell'intero tessuto economico gravinese, retto, per la verità, su equilibri e progetti molto labili poiché da sempre in questa realtà è mancata la capacità, politica ed imprenditoriale, di programmare progetti ad ampio raggio e soprattutto capaci di realizzare davvero lo sviluppo del territorio. A tal proposito sono gli stessi imprenditori che rimproverano quelle "aziende che di fronte alla prima difficoltà chiudono o optano per la riduzione del personale che, in aree come questa diventa forza lavoro difficile da ricollocare nel ciclo produttivo"

L'unico settore che ancora riesce a resistere alla crisi, almeno pre alcuni fortunati, è l'edilizia che nella nostra realtà conta il maggior numero di lavoratori e che, a detta di molti, potrebbe risollevare almeno in parte le condizioni di vita di molte famiglie. A tal proposito sono gli stessi sindacati che innanzitutto chiedono maggiore tutela per i lavoratori e in secondo luogo sollecitano l'amministrazione ad approvare definitivamente "uno strumento urbanistico che governi il territorio" portando a compimento le delibere per sbloccare le zone di espnasione C3 e dare ossigeno alle aziende edili.

Ma messe da parte quelle lagnanze che da troppo tempo caratterizzano questa comunità, si avanzano proposte capaci di "individuare e valorizzare le peculiarità che anche dal punto di vista produttivo, rendono complessivamente il nostro territorio un unicum" partendo dalla collaborazione tra le diverse realtà. In pratica occorre fare sistema.
Ovviamente per rilanciare il settore produttivo della città occorre partire proprio dalla zona industriale dove gli scriventi non hanno dubbi: "bisogna riprendere con il dovuto rigore un'attività "accertativa" per valutare se le difficoltà a realizzare l'unità produttiva come da convenzione, siano reali o se, invece, l'inerzia è meramente speculativa e si è in attesa di un passaggio lucroso della proprietà del lotto".
Insomma si riaccendono i riflettori su un'antica questione con cui tante amministrazioni hanno dovuto scontrarsi: la zona Pip è destinata alle aziende produttive e non agli speculatori.

Per questo gli imprenditori chiedono una maggiore elasticità nella divisione degli opifici rivedendo le Norme tecniche di attuazione definite obsolete. Inoltre all'amministrazione comunale si chiede di intervenire al fine di promuovere la nascita di consorzi o associazioni di produttori che siano capaci di promuovere i prodotti della nostra terra. A tal proposito inoltre, gli imprenditori incalzano l'amministrazione comunale chiedendo di consentire il cambio di destinazione d'uso degli opifici che potrebbero essere destinati al commercio all'ingrosso dando così la possibilità ai produttori di stare direttamente sul mercato, offrendo un ottimo prodotto a costi contenuti.

E il settore del commercio è un'altra spina nel fianco del mondo produttivo considerando che oramai è diventato il rifugio di tanti giovani che hanno deciso di "inventarsi" un mestiere rischiando in prima persona e aprendo piccole attività commerciali. Ma non è un mistero che gran parte delle piccole imprese commerciali difficilmente superano l'anno di attività a causa delle scarse vendite e della pressione fiscale che mensilmente devono sopportare. Per fare fronte a questo ennesimo fallimento le associazioni di categoria propongono all'amministrazione di attivare tutte quelle iniziative atte a rivitalizzare innanzitutto il centro storico dove potrebbero nascere tante botteghe e dove si potrebbe realizzare davvero un centro commerciale naturale destinato al mercato turistico ma anche al consumo locale.

E' proprio nel settore del turismo su cui i sindacati lamentano "uno scarso impegno amministrativo" che si potrebbero realizzare i grandi progetti recuperando il lavoro avviato per inserire il nostro territorio nei siti patrimonio dell'UNESCO ed imparando a fare sistema con le realtà a noi più vicine da cui possiamo solo imparare. Infatti grazie al turismo si potrebbero creare tante nuove figure professionali in modo da offrire tanti posti di lavoro soprattutto ai giovani inoccupati.
A dirla tutta qualcosa almeno in questo ambito si muove e stando alle ultime indiscrezioni pare che l'amministrazione Divella abbia inserito un intero capitolo di spesa destinato al settore turistico nel bilancio 2011 mentre la Provincia di Bari a breve finanzierà corsi professionali per guide turistiche. Fondi permettendo entro il prossimo inverno le "intenzioni" dovrebbero diventare "realtà".




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