
La città
L’area e la cripta di San Vito Vecchio sono in vendita
Potrebbe essere interessato all’acquisto il Comune?
Gravina - venerdì 6 giugno 2025
11.33
Per caso mi sono imbattuto nell'annuncio immobiliare, come di seguito riportato:1 Casa rurale, Via San Vito Vecchio, Gravina in Puglia Area di Interesse storico Archeologico in Gravina in Puglia.
L'unità composta da Ampio Locale a piano stradale con annesso locale sottostante con accesso anche dall'ampio parco con affaccio sulla Gravina.
Contattando l'agenzia preposta alla vendita, ho avuto ragguagli in merito. Si tratta della vendita dell'intera superficie dove insiste l'antica cripta di San Vito Vecchio, quella che aveva ospitato, per lunghi secoli, gli affreschi bizantineggianti, oggi presenti presso la Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, dopo essere stati staccati, intorno a metà degli anni 50 da Cesare Brandi, restaurati presso l'Istituto Centrale del Restauro di Roma e, finalmente, ritornati a Gravina e collocati dove ancora oggi si trovano, anche se necessitano dei dovuti accorgimenti e doverosi restauri.
Ma questa è un'altra triste e dolorosa storia, sulla quale più volte siamo tornati, è che, in questa sede, è meglio non affrontare più visto il disinteresse totale, il menefreghismo di coloro che si dicono cultori di storia o di coloro che dovrebbero essere preposti alla tutela e salvaguardia dei beni preziosi, d'arte, di cultura.
Per tornare alla vendita da parte dei proprietari, nelle persone degli eredi Mastrodonato, mi sembra giusto, ed opportuno che quel luogo possa essere rivalutato, riconquistato ad una fruibilità turistica e perciò messo sul mercato per eventuali acquirenti. Il sito, d'interesse archeologico non si presterebbe o non potrebbe prestarsi ad eventuali speculazioni edilizie. Dovrebbe potrebbe essere recuperato e destinato per fini squisitamente culturali.
Perciò, il primo acquirente fra tutti potrebbe essere il Comune di Gravina, pertanto, di qui l'appello, nella speranza che venga recepito. In seconda battuta potrebbe essere interessata la Fondazione, depositaria di quegli affreschi. Ipotesi, ovviamente, entro le quali potrebbe rientrare anche il Ministero ai beni culturali, attraverso la Soprintendenza della Città Metropolitana. Un luogo da salvaguardare, certo, ma da rivitalizzare con la sua ricca storia che i giapponesi ci hanno lasciato con i loro quattro anni di studi e di permanenza in quel sito, come in quelli del Padreterno e di San Michele delle Grotte.
L'unità composta da Ampio Locale a piano stradale con annesso locale sottostante con accesso anche dall'ampio parco con affaccio sulla Gravina.
Contattando l'agenzia preposta alla vendita, ho avuto ragguagli in merito. Si tratta della vendita dell'intera superficie dove insiste l'antica cripta di San Vito Vecchio, quella che aveva ospitato, per lunghi secoli, gli affreschi bizantineggianti, oggi presenti presso la Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, dopo essere stati staccati, intorno a metà degli anni 50 da Cesare Brandi, restaurati presso l'Istituto Centrale del Restauro di Roma e, finalmente, ritornati a Gravina e collocati dove ancora oggi si trovano, anche se necessitano dei dovuti accorgimenti e doverosi restauri.
Ma questa è un'altra triste e dolorosa storia, sulla quale più volte siamo tornati, è che, in questa sede, è meglio non affrontare più visto il disinteresse totale, il menefreghismo di coloro che si dicono cultori di storia o di coloro che dovrebbero essere preposti alla tutela e salvaguardia dei beni preziosi, d'arte, di cultura.
Per tornare alla vendita da parte dei proprietari, nelle persone degli eredi Mastrodonato, mi sembra giusto, ed opportuno che quel luogo possa essere rivalutato, riconquistato ad una fruibilità turistica e perciò messo sul mercato per eventuali acquirenti. Il sito, d'interesse archeologico non si presterebbe o non potrebbe prestarsi ad eventuali speculazioni edilizie. Dovrebbe potrebbe essere recuperato e destinato per fini squisitamente culturali.
Perciò, il primo acquirente fra tutti potrebbe essere il Comune di Gravina, pertanto, di qui l'appello, nella speranza che venga recepito. In seconda battuta potrebbe essere interessata la Fondazione, depositaria di quegli affreschi. Ipotesi, ovviamente, entro le quali potrebbe rientrare anche il Ministero ai beni culturali, attraverso la Soprintendenza della Città Metropolitana. Un luogo da salvaguardare, certo, ma da rivitalizzare con la sua ricca storia che i giapponesi ci hanno lasciato con i loro quattro anni di studi e di permanenza in quel sito, come in quelli del Padreterno e di San Michele delle Grotte.