teresa orsini doria pamphili landi
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Passeggiando con la storia

Necrologia di S. E. la Sig. Principessa Donna Teresa Orsini Doria

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Il testo stilato e forse letto da Pietro Odescalchi, fu pubblicato e stampato a Roma il 1829, nella Tipografia di Antonio Boulzaler. Lo riprendiamo nella sua integrità, perché esso va oltre quello di cui abbiamo già scritto, precedentemente, nel corso della presente rubrica."Perchè le virtù che adornarono l'animo della principessa D. Teresa Orsini Doria sieno più particolarmente conosciute e più convenevolmente ammirate , pubblichiamo queste notizie che intorno la vita di quell'inclita dama ci sono state partecipale.

Nacque D. Teresa Orsini nella piccola città di Gravina, feudo della nobilissima ed antichissima sua famiglia , a' ventitre di marzo dell'anno 1788 da D. Domenico principe di Solofra e da D. Faustina Caracciolo de' principi della Torella. Ancor fanciulla rimasa orfana del padre , fu presa spezialmente a educare dall'avo suo D. Filippo Orsini duca di Gravina , uomo per fede , per religione , e per interezza di approvati costumi specchiatissimo.
Condusse D. Teresa gli anni della prima età sua parte in uno de' principali monisteri della città di Napoli, parte in questo nostro di Roma detto delle Orsoline : e presto apparve a quanto la illustre giovinetta dovesse col tempo riuscire per bonta c per religione . Fu appresso a' venti anni data a marito , e di averla meritò sua eccellenza il principe D. Luigi Gian Andrea Doria Pamphily Landi. Tutta la sua vita corse costantemente felice , in mezzo all'amore del marito , de' figli, de congiunti e delle care amicizie , che le procacciarono i suoi modi cortesi e gentili, e le sue non comuni virtù . Il suo palagio qui in Roma , e quello deliziosissimo iu Albano , furono sempre aperti a coloro che desideravano di appressarla ; e quanti vi convenivano , tanti della sua dolce conversazione si piacevano o del suo cuore benefico si giovavano ; niuna era si povera ed infelice persona , ch ' ella amorevolmente accogliendo non cercasse con ogni studio di ajutare.

Ne in ciò usava punto di ostentazione : dalla quale fu di parole e di fatti alienissima. Non si udì mai un suo detto che potesse minimamente altrui offendere o contristare ; chè anzi quella bocca non aprivasi se non per cagione di far bene , e pareva che pur di questo fossero tutte le sollecitudini e tutti i pensieri suoi. Gli onori dovuti alla sua nobilissima nascita ed all' alto suo grado non l'abbagliarono nè la insuperbirono mai , ma si tenne sempre in quella giusta temperanza di costumi, che unisce le amabili maniere alla dignità .

Fu la principessa jeziandio mirabilmente ornata di tutte quelle parti che dovrebbero esser sempre ne' grandi signori , di maniera che molti degli stessi suoi ricreamenti furono degni di essere ricordati : come appunto quell' intraprender che fece tante belle scavazioni di antichità , sia nella magnifica villa Pamphily, sia in un vasto tenimento della sua famiglia in Lorio sulla via Aurelia : e le iscrizioni e gli altri monumenti principali scoperti in quest'ultimo furono dottamente illustrati dal celebre archeologo ab . Girolamo Amati , a cui volle la egregia signora mostrare personalmente il suo gradimento ; e l'Amati si partì dal cospetto di lei altamente preso da quella sua umanità e piacevolezza .

Se questi furono nella nostra principessa pregi nobilissimi , vennero però sorpassati e vinti dalle sue religiose e cristiane virtù , dalle quali quanto belli ed utili frutti sieno venuti alla società , è pur qui duopo discorrere . La carità è certo la principalissima di tutte le virtù : chè anzi è bel fondamento alle altre : ed in questa la nostra buona principessa in ispezial modo si segnalò . Tolse ella quasi campo per esercitarla l'ospitale di S. Giacomo in Augusta detto degli incurabili , dove era quasi continua con le suore delle diverse congregazioni a cui ella apparteneva.

E tosto ch' era colà pervenuta , obliando affatto il suo grado , e superando quel ribrez zo , che se a catte le donne è quasi connaturale , assai più suol provarsi da chi vive in mezzo gli agi e le delicatezze di una vita signorile , istantemente e diligentemente ri cercava di quelle inferme che per la qualità de' loro malori erano più schifose : e quelle con industriosa carità amorosamente serviva e di larghe limosine lasciava consolatissime. Dagl' infermi dell' ospitale assai volte passava ad esercitare la sua carità nell ' ospizio della Trinità de' pellegrini , dove era ella stata eletta al principal grado di priora : e se con ogni sollecitudine prestavasi sempre , allorchè il detto ospizio era aperto , all'assistenza di que' poverelli che a questa santa città si conducono in divoto pellegrinaggio per visitarvi e onoraryi tante e si grandi memorie della nostra santa religione , viemaggiormente fu ella veduta accesa di ardente carità nella ricorrenza del solenne giubileo dell'anno santo , in cui coll' esempio suo fecesi ad animare le suore di quella congregazione ad uno zelo maggiore.

E a dir vero dobbiamo pur confessa-. re , che assai commovente cosa era a vedere questa principessa , quando costretta al cuna volta dal suo grado a dover andare o a splendidi convitio a grandi conversazioni , tutta ornata di ricche gioje e di nobilissime vestimenta , portavasi poi all' ospizio de' pellegrini, dispogliarsi tutta lieta di quelle studiate e preziose acconciature , e rivesti ta di modesti e semplici abiti , mettersi all'ufficio umilissimo del lavare i piedi alle pellegrine , e del servirle alla mensa. E perchè interviene spesso per la nostra umana corrotta natura , ed in ispezialtà fra le donne , che la vanità e la brama di comparire pompose ed appariscenti s'intromette eziandio negli atti i più santi , i quali domandano umiltà ed ahjezione ; perciò molte di quelle sorelle vi si presentavano vestite con una troppa ricercata eleganza .

Alle quali fu udita talora la principessa modestamente e con modi affettuosi muover parole di riprensione , dando loro a divedere , come tanta pompa disconvenivasi in quell' asilo di carità e di penitenza . Tali ammonizioni , proferite da così nobile dama , avevano non solo quel buon effetto ch' era bene d'attendersene , ma si ricevevano anche da tutte con aperti segni di gratitudine. La carità però di questa illustre signora non poteva dirsi quasi pienamente soddisfatta se agli avvenire non lascia vane eloquentissimi esempi in una qualche sublime ed utile instituzione. Aveva già D. Te resa , allorchè sotto il reggimento dell' immortale Pio VII fu nominala per una delle dame della pubblica beneficenza , aperto un lavorio dove le donne , ch' erano in quelle parrocchie della sua prefettura , si ricevevano a filare il lino e a tessere tele grosse .

E quanto ella vi si prestasse coll' opera sua, tutta Roma il vide per se medesima: e quante fossero quelle povere, che godevano i larghi affetti delle sue beneficenze non sarebbe così facile a numerare. Caduto quell' utile stabilimento per mancanza di ajuti , e tocca la pietosa principessa da commiserazione in vedere, nel frequentar ch'essa faceva l'ospitale degl' incurabili , lo stato in cui languivano le povere inferme perchè poste in mano di femmine mercenarie , nelle quali poco o nulla poteva la carità ; immaginò ed instituì la congregazione delle ospitaliere a somiglianza delle sorelle della carità, che da S. Vincenzo de' Paoli furono fondate in Francia , onde avessero cura ed assistenza alle povere malate : togliendo per questo modo ad un cosi santo ufficio la speranza d'ogni umana mercede, e sublimando al più alto grado di perfezione la carità.

Questa sì utile instituzione venne fatta sì bene a D. Teresa , che in non molto spazio di tempo e la vide nascere in questo nostro arciospedale di s . Giovanni in Laterano , e lasciolla fermata con sapienti regolamenti , i quali vennero poscia ap provati dalla S. M. di Leone XII . Fu nell' ospitale medesimo degl' incurabili che commosso l'animo di D. Teresa da pro fonda pietà per le grandi miserie e per le terribili infermità , alle quali vedeva soggette quelle male arrivate , che rompendo il freno alla santa onestà si davano per prezzo ad ogni più turpe licenza , pensò di provvedere le pentite di un asilo , in cui ricovrandosi potessero mantener fermi i santi loro proponimenti , e vivere lontane e sicure dalle an tiche abitudini e dalle mondane suggestioni.

A questo fine santissimo , coll'ajuto di altre dame in cui la carità non è minore della nobiltà de' loro natali , aprì un ospizio sotto nome di Congregazione Lauretana , dove raccolse un buon numero di quelle infelici. E qui non è a dire con quanto zelo ella si adoperasse perchè larghe e non interrotte fos sero le limosine : perchè non mancasse il necessario denaro al mantenimento : perchè abondando i lavori , facili sempre fossero i mezzi si al vivere e sì al travaglio ; ma quando alcuna volta trovavasi alle strette , piuttosto che veder vacillare una cosi santa ed utile instituzione , correva del proprio asse a reggerla , e a provvederla di tutto che facesse di bisogno . Pur troppo per la morte di questa benefica signora un tale ospizio sarà per cadere affatto , se qualche altra anima generosa e magnanima , seguendo gli esempi di D. Teresa Doria , non si faccia a prenderne amorevolmente la cura ! Crediamo finalmente di non dire più in là del vero se aggiungeremo , che la principessa Doria è stata vittima della sua carità e della grande beneficenza.

Perchè volendo quasi per se sola bastare a tante belle opere che aveva alle mani , ad esse sacrificava e il mangiare e il dormire , e molti degli agi della vita : ma quel vivere , direm così , santamente disordinato , non poteva non arrecare nocumento alla sanità sua. Par troppo aveva D. Teresa sortito da natura una non buona qualità di umori , i quali essendosi già da prima nel 1820 alterati , la tennero ferma in letto per ben quattro mesi con un generale reumatismo , che le cagionò dolori e patimenti atrocissimi , mettendo eziandio i professori in qualche timore della vita sua . Riavutasi però da quella infermità nell' aria nativa di Napoli , si godè la principessa ma buona sanità fino al passato anno : al terminare del quale , pel disordinato vivere che di sopra dicemmo alteratasi in lei nuovamente la massa degli umori, essi le cagionarono tenesmi dolorosi che ella per più mesi disprezzò.

Finchè , al cadere del febbrajo del corrente anno , si vide co stretta riporsi nella mani de' professori dell'arte medica : ma per quanto d' allora in poi obbediente si prestasse la illustre inferma alle loro prescrizioni , pure non ne trovò aleggiamento alcuno. Che se per qualche momento ebbe tregua la penosa sua infermità , sembrò esserle stata concessa dalla celeste provvidenza , perchè innanzi la morte sua sentisse la consolazione di vedere l'amata sua figliuola D. Leopolda andare sposa di S. E. il sig. D. Sigismondo Chigi principe di Campagnano . Ed infatti nel giorno , che seguito quella domestica allegrezza , tornò D. Teresa a peggiorar tanto , che nella sera de' 12 del passato giugno soprappresa da una perdita di ben tre libre di sangue , la quale da' mea dici si disse venuta dagl' intestini , fu posta la principessa agli estremi della vita sua per modo) , che si volle munire nella sera medesima del SSmo Viatico .
Si riebbe ancora da questo assalto , ma per vivere in mezzo a' nuovi dolori e a nuove smanie , le quali mettevano grandissima compassione in tutti quelli che le erano intorno . Finalınente fu la mattina del venerdi del giorno 3 di questo mese che sopraggiunta la principessa da una febbre ar dentissima , venne affatto sfidata da' medici : e ricevendo allora nuovamente il SSmo Viatico e tutti gli altri dolci ajuti della Religione nostra S.ma in presenza dell'emo sig. card. Zurla vicario di Sua Santità , che le porse la Benedizione Papale , e sempre la giovò amorosissimo de' suoi religiosi conforti , vide ella con santa rassegnazione il suo fine , e si preparò a fare delle cose più care un interissimo sacrificio a Dio.
E perchè in su quell'ultima linea delle cose mortali non solamente facciamo noi giudizio certo dell'uomo , ma l'uomo giudica sinceramente se stesso ; perciò la buona principessa , con solata dalla sicurtà della conscienza intima , non terrori , non angoscie provò nel met. tersi a si gran passo ; ma con serena tranquillità , con umile fiducia in Dio , con voci di speranza e di amore , morì della vera morte del giusto in quel giorno medesimo alle ore 21 , nell'età di anni 41 , mesi tre , giorni dieci .
Sembrò al certo a tutti acerbo questo fine di D. Teresa. Esserle interrotto, appena passata la metà, il cammino che suole a noi generalmente permettere la natura di compiere ! in mezzo a fortuna si prospera ! fra tanti degui amici ch'ogni di le rallegravano la casa in una città ch'era per lei quasi una famiglia! Nè indi lasciavasi di ricordare e l'egregio sposo, col quale concordis simamente viveva , e i carissimi figliuoli, e il fratello amatissimo, e i cognati, e quella figlia, amabile giovinetta, nel momento appunto che le dava speranza di presto vederne compiuta gioja di nipoti ! Se non che , a nostro giudizio , dee tutti confortare quel caro e dolce pensiero, che quando le altre morti appena sogliono avere privato pianto , questa è stata di lutto comune ; e quando il nome dei più suole col cadavere insieme seppellirsi, quello della principessa D. Teresa Orsini Doria , bella , amabile , benefica , di bontà sincera , ricordato da quanti della sua fine si dolsero, lungamente vivrà".
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  • Giuseppe Massari
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