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La città

Emergenza profughi: chiudono le strutture di accoglienza

I 120 immigrati ospitati a Gravina pronti a lasciare la città. Dal Governo 500 euro a testa.

Ancora poche ore. Poi dovranno lasciare i centri di accoglienza, per sempre.

Dopo la proroga di due mesi concessa dal Ministero dell'Interno lo scorso 31 dicembre, gli immigrati del nord Africa sbarcati in Italia quasi due anni fa e smistati dal Governo italiano in diversi centri di accoglienza dovranno cavarsela da soli. L'ultimo regalo dell'Italia consiste in 500 euro a testa di buonuscita. Un piccolo aiuto per i primi tempi. A stabilirlo è una circolare del ministero dell'interno datata 18 febbraio 2013.

La gestione dell'emergenza, affidata a inizio gennaio ai prefetti, era stata prorogata di due mesi per la "progressiva uscita dei profughi dal sistema, anche attraverso programmi di rimpatrio volontario e assistito", stabiliva il ministero. In questi due mesi però quasi nessun immigrato ha abbandonato le strutture di accoglienza con il rischio che, una volte chiuse le strutture, centinaia di persone si ritroveranno per strada senza alloggio. Dalle prefettura, infatti, è arrivato l'ordine tassativo di svuotare i centri e chiudere la porta dell'accoglienza.

E a Gravina? Nei tre centri di accoglienza cittadini sono stati accolti più di 120 immigrati. 83 nel solo centro "Benedetto XIII". La maggior parte di essi, ottenuto il permesso di soggiorno e i titoli di viaggio, sono pronti a lasciare il nostro Paese diretti in Belgio, Francia, Germania alla ricerca di una vita migliore. Altri 4 o 5 nuclei familiari con bambini piccoli o donne incinte saranno trasferiti altrove. Nessuno di loro, almeno secondo quanto dichiarato dai responsabili dei centri di accoglienza, sarebbe intenzionato a restare in città. Sarà davvero così? Presto si saprà.

Di certo, i soldi sono finiti e gli immigrati, secondo il ministero, devono (dovrebbero) andare via. Già, ma dove? Via dalle strutture di accoglienza, che grazie ai 50.000 profughi arrivati sulle nostre coste, hanno raccolto un miliardo e trecento milioni di euro, molti non hanno neanche garantito i servizi dovuti e imposti dalla legge. Via, verso un futuro incerto senza casa, senza lavoro. I responsabili dei centri di accoglienza gravinesi preferiscono non rispondere a questa domanda, "per non sentire il rimorso e per evitare ulteriori azioni che salgono dal cuore ma che non sappiamo dove ci potrebbero portare".

Saranno in giro, quindi, nella totale assenza di un percorso di integrazione. La speranza è che longa mano della malavita non si dichiari pronta ad accoglierli più e meglio di quanto abbi fatto lo Stato italiano. L'augurio è che le mura delle cascine abbandonate nelle nostre campagne siano abbastanza forti da reggere la disperazione di chi non ha un futuro.
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