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Tra un groviglio di leggi sigle ed istituzioni la questione bosco rischia di diventare il tipico paradosso all'italiana

Oggi il focus delle Istituzioni è sulle deroghe e sui lavori. Ma siamo certi si possano fare?

Questione bosco, questione incendio e questioni tecniche sul tavolo. Ma cosa è stato messo sul piatto dopo l'incontro tenutosi lo scorso lunedì presso il vivaio comunale? C'è una intesa tra Comune e Regione per ottenere una deroga per il rimboschimento e utilizzo delle acque reflue per la prevenzione. Al vaglio anche un distaccamento dell'Arif ed ulteriori misure per la riqualificazione.

Dando una lettura sommaria alle prime dichiarazioni è emerso come la sicurezza e la prevenzione è stata messa sul banco degli imputati. Questo farebbe pensare che in questi anni non tutto e non tutto bene è stato fatto.

Ma fatto da chi? Altra domanda a cui sembra difficile dare una risposta. Un bosco di proprietà del Comune di Gravina in Puglia ma di gestione regionale. Un paradosso legislativo e normativo che tutti scansano ma che nessuno ha ancora inquadrato come priorità, stante che il nostro Bosco fa parte della Rete Natura 2000, che è uno dei più importanti progetti europei di tutela della biodiversità e di conservazione della natura. E' una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione Europea che garantisce il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e di fauna minacciate o rare a livello comunitario sulla base delle Direttive Habitat e Uccelli (Direttiva 92/43/CEE e Direttiva 147/2009/CEE).

Attualmente sul territorio pugliese sono stati individuati 92 siti Natura 2000, di questi 59 sono Siti di Importanza Comunitaria (SIC), 21 sono Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e 12 sono Zone di Proteione Speciale (ZPS); 3 SIC sono esclusivamente marini (pertanto non inclusi nel calcolo delle superfici a terra).
Complessivamente la Rete Natura 2000 in Puglia si estende su una superficie di 402.899 ettari, pari al 20,81 % della superficie amministrativa regionale.

La RETE NATURA 2000 in Puglia è rappresentata da una grande variabilità di habitat e specie, anche se tutti i siti di interesse comunitario (SIC e ZPS) presenti rientrano nella Regione Biogeografica Mediterranea e Marino Mediterranea.

Le forme di gestione della Rete si possono suddividere in:
- politiche e normative a scala regionale;
- gestione dei siti;
- azioni di conservazione attiva.

Attualmente i 21 siti di interesse comunitario presenti in Puglia sono stati designati come ZSC (Zone Speciali di Conservazione) con Decreto del Ministro dell'Ambiente del 10 luglio 2015.

Eccolo il bandolo della matassa. Il Bosco di Gravina, ieri Bosco SIC - sito di interesse comunitario - oggi designato come ZSC - Zone Speciali di Conservazione, che ha come obiettivo prioritario garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e di fauna minacciate o rare a livello comunitario.

Questo che significa? Significa che non è poi così scontato, oltre che forse non prioritario e necessario, l'ottenimento di una deroga alla normativa vigente, per rendere possibili azioni di rimboschimento. Rimboschimento che, stando alle indagini forestali diffuse nei giorni scorsi dalla Regione Abruzzo e Regione Basilicata, risulta essere non solo non efficace per i boschi di querce come il nostro, ma addirittura dannoso, data la loro capacità di rigenerarsi in maniera spontanea. Risultano invece necessarie, oltre che obbligatorie, i lavori di bonifica forestale per aiutare le piante in piedi e quelle di nuova generazione a trovare un ambiente idoneo per la crescita.

Lavori di bonifica. Ma a chi spetta farli? Chi paga? Il Comune di Gravina proprietario del bene o la Regione Puglia?
Fare nuove torrette di avvistamento incendi, altra priorità impellente, a chi spetta? Altra domanda di difficile risposta.

Poi sulla questione "mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e di fauna minacciate o rare" cosa è stato fatto? Cosa bisognava fare e cosa si può fare stando al Piano di Gestione del nostro Bosco?

Torniamo poi alla questione della deroga per i rimboschimenti. Qui sembra calzare a pennello il post del Direttore del Parco dell'Alta Murgia, Fabio Modesti, che sulla questione così si è espresso: "si vorrebbe intervenire prima dei cinque anni imposti dalla legge n. 353/2000 di divieto per attivita' di rimboschimento e di ingegneria naturalistica. E'' possibile che la Regione autorizzi in deroga perche' il bosco difesa grande, dopo quasi vent'anni dall'inserimento nell'elenco delle aree protette regionali da istituire ai sensi della l.r. n. 19/1997, non e' ancora Parco Regionale, ma e' una zona speciale di conservazione (Z.S.C.) designata e con misure di conservazione (regolamenti regionali nn. 6/2016 e 12/2017) e piano di gestione vigenti (anche se sul procedimento amministrativo dei piani di gestione dei s.i.c./z.s.c. ci sarebbe molto da dire...). siamo certi che le misure di conservazione ed il piano di gestione della z.s.c. consentano una deroga del genere? L'approfondimento e' d'obbligo anche per non incappare in una valutazione di incidenza negativa. La questione e' particolarmente delicata e non puo' essere affrontata esclusivamente dal punto di vista forestale. L'assetto ecosistemico complessivo deve essere il faro guida. Siamo certi che gli uffici dei vari assessorati regionali coinvolti parlino tra loro e con il comune di Gravina prima di intraprendere qualsiasi azione".

Ecco un'altra parola chiave "incappare in una valutazione di incidenza negativa". Ma da parte di chi? Questa volta scende in campo la Comunità Europea essendo il nostro bosco, come ricordato in precedenza, facente parte della Rete Natura 2000.

Insomma un groviglio di sigle, di leggi e di Enti e Istituzioni coinvolte, dove sembra evidente che prima si dovrebbero chiarire tutti gli aspetti normativi e le priorità, capire chi o cosa deve metter mani e soprattutto dare una risposta a questa domanda: qual è la visione che il proprietario del bosco, il Comune di Gravina in Puglia, ha del bosco stesso?

E' solo da questa visione che poi si può passare ad una eventuale revisione del piano di gestione e degli altri strumenti normativi, intercettare fondi e finanziamenti, etc., partendo sempre da un dato certo e fermo: il nostro è un bosco che deve garantire il mantenimento e la salvaguardia delle specie minacciate, cosa che negli ultimi 5 anni non è stata fatta, forse, nel modo migliore.
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