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Editoriale

Lo zelo gravinese di fronte alla Shoah

Rendere omaggio senza falsa retorica. Un concerto per ricordare

In una settimana scandita da disordini e da polemiche attorno alla figura del sindaco Divella, oggi sempre più su un filo del rasoio, si è resa necessaria una giornata di riflessioni. Non sulla situazione politica della città di Gravina, ma su un tema ben più profondo e meritevole di attenzione. Il 27 gennaio l'Italia si è fermata a ricordare una pagina triste della nostra storia. Shoah. Shoah è un termine ebraico che significa catastrofe, distruzione totale. É la terribile distruzione della popolazione ebraica eseguita tra la fine degli anni 30 ed il 1945.

Il periodo di riferimento è quello che va dal 30 Gennaio 1933, data che segna la salita al potere hitleriano con la carica di Cancelliere della Germania, fino alla fine della guerra in Europa, l8 Maggio 1945. Molti Stati hanno istituito un "giorno della memoria". L'Italia lo ha fissato al 27 gennaio, data in cui, nel 1945, fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz, giudicandola più adatta di altre a simboleggiare la Shoah e la sua fine. Scelta analoga hanno compiuto numerosi altri paesi che hanno ritenuto opportuno optare per una data comune a tutta l'Europa piuttosto che per una data di rilievo solo nazionale.

Gravina ha ricordato lo scempio attraverso un concerto presso le Officine culturali di via San Vito Vecchio al quale hanno preso parte anche il sindaco Divella e l'assessore regionale alla cultura Silvia Godelli. Un concerto che ha abbracciato appieno il significato simbolico che si voleva assegnare, lontano dal mero sfogliare immagini inclassificabili per crudità e violenza che ledono ulteriormente la sensibilità dei protagonisti e dei loro discendenti.
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