Sequestro di impianti fotovoltaici, nuovi particolari sull'operazione

La zona interessata è vicina al Sic Difesa Grande

lunedì 14 settembre 2020
Nuovi particolari sull'operazione Prometeo della Guardia di Finanza e della Procura di Bari con cui è stata scoperta una truffa ai danni dello Stato di ingente valore. Sono indagate 37 persone tra imprenditori, funzionari pubblici, tecnici mentre per sei società (con sedi in altre regioni) è stata contestata la responsabilità amministrativa.

Si trovano a Gravina nei pressi della strada provinciale 193, a ridosso del Sic Difesa Grande, i dieci impianti fotovoltaici sequestrati venerdì.

Le indagini sono iniziate a marzo 2015 con la ricognizione dei parchi fotovoltaici; è seguita l'acquisizione di documenti presso il Comune di Gravina, il GSE e l'Enel e poi sono proseguite le investigazioni sino all'esito degli ultimi giorni.

Sono oltre 400 gli immobili sequestrati nell'operazione Prometeo, coordinata dalla Procura di Bari e condotta dalla Guardia di finanza, per la truffa nella realizzazione degli impianti fotovoltaici a Gravina.

Il provvedimento cautelare dell'autorità giudiziaria è stato eseguito in nove regioni (Trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Calabria, Abruzzo) e sono stati sequestrati beni per circa 40 milioni di euro, pari al valore della truffa, consistita nel percepire agevolazioni sulla produzione da fonte rinnovabile di tipo fotovoltaico.

I beni sequestrati sono 417 immobili del valore di circa 14 milioni di euro, quote societarie del valore di 1,2 milioni di euro, 27 automezzi e 333 rapporti bancari con saldi in via di accertamento. Gli indagati sono 37 mentre per in capo a sei società è stata contestata la responsabilità amministrativa. Oltre al sequestro per equivalente, è stato effettuato il sequestro preventivo impeditivo di 10 impianti fotovoltaici, del valore di 50 milioni di euro, ora sotto custodia giudiziaria.

Ricostruito il meccanismo di raggiri e frode. Venivano predisposti documenti falsi con cui effettuare il frazionamento del parco energetico in 10 impianti fotovoltaici ciascuno di potenza inferiore a 1 mW. Veniva, quindi, simulata la messa in esercizio dell'impianto entro il 1° giugno 2011. Con il meccanismo fraudolento gli indagati accedevano alla procedura autorizzativa semplificata (Dia, denuncia di inizio attività) e poi inducevano in errore il Gestore del servizio elettico circa la regolarità del titolo autorizzativo e quindi percepire incentivi economici non dovuti, nella misura massima prevista dal Secondo Conto Energia, quantificati nell'ottobre 2018 in circa 40 milioni di euro.