Matteo Egizio, Erudito letterato, Scrittore, Conte, Bibliotecario reale
Matteo Egizio, Erudito letterato, Scrittore, Conte, Bibliotecario reale
Passeggiando con la storia

Matteo Egizio, Erudito letterato, Scrittore, Conte, Bibliotecario reale

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Il personaggio odierno è uno di quelli di cui si può dire, giustamente, pur sempre gravinese. E' una figura storica trovata nelle pieghe della pubblicazione di Giuseppe De Ninno, Illustri gravinesi, prima fonte di consultazione, così come, anche, nel Dizionario Biografico degli Italiani della Treccani. Perciò, per brevità, mi accingo a riportare quanto scritto dal De Ninno. "Non si può togliere a Gravina il vanto di annoverare fra i suoi più illustri cittadini questo insigne letterato del secolo XVIII, sebbene egli sia nato in Napoli il 23 di gennaio 1674 da un padre. che era della città di Gravina, e serviva in. qualità di agente la ricca vedova D.a Maria Milano dei Principi di Ardore.

Con accuratezza Matteo studiò le umane lettere, e nelle greche ebbe a maestro il famoso Gregorio Missere di Torre S. Susanna. Fu suo primo disegno di applicarsi alla medicina, e ne imprese lo studio; ma venutogli ben tosto a noia, a quello delle belle lettere rivolse il suo animo. Con tale scopo egli s' insinuò nell' amicizia dell' avvocato Giuseppe Valletta, che à quel tempo aveva raccolta scelta e copiosa biblioteca e la più pregevole d' Italia al dire dell' erudito Lorenzo Giustiniani. In questa 1' Egizio ebbe campo a fornirsi di varia e peregrina erudizione, e ben tosto ne diede saggio con un dotto ragionamento, de ambiquitate scientiarum, da lui recitato nell' Accademia degli Uniti.

La sua ristretta fortuna gli fe' ricercar d' altronde onorato sostentamento. Si procacciò la carica di agente ne' feudi che il Principe Borghese possiede nel Regno di Napoli con conveniente provisione. Esercitò questo ufficio con rettitudine e con soddisfazione di quel signore. Poco dopo il Duca di Maddaloni gli affidò la carica di Uditore generale degli stati suoi. Il Principe di Torella D. Antonio Caracciolo, del quale era stato precettore, inviato dalla Corte di Napoli ambasciatore a quella di Francia nel 1735, seco il condusse come segretario di legazione.
Seppe egli quivi attirarsi così la stima di tutti, e dello stesso Luigi XV, che ne fu regalato d'una collana d'oro con medaglione di gran pregio rappresentante 1' immagine reale. dono che a segretarii di gran merito si faccia. Al suo ritorno in Napoli Carlo di Borbone Re delle due Sicilie, onde rimunerarlo dei suoi servigi, 1' onorò del titolo di Conte e della carica di regio bibliotecario. Terminò di vivere il 29 di novembre 1745 in età di 72 anni. Fu sepolto nella chiesa di S.a Brigida, ed il celebre Alessio Simmaco Mazzocchi gli compose 1' epitaffio. I1 Padre Gherardo De Angelis recitò in sua lode una funebre orazione. Matteo Egizio fu aggregato a molte letterarie adunanze, come a quella dell' Arcadia di Roma, dei Pigri di Bari, degli Uniti di Napoli, e di altre. Ebbe singolar pregio nelle lettere, e tutte le sue opere si latine che italiane sono scritte con purità e candore.

Le sue iscrizioni latine hanno tutto il sapore dell' antichità, e pochi lo pareggiavano per questa parte. Eleganza e purità vedesi nelle sue rime toscane, che dettate paiono nell' aureo secolo di Leo-ne X. La sua prosa é di ugual pregio. e per tutto il maestro si ravvisa. Scrisse e pubblicò per le stampe:Memoriale cronologico delle storie ecclesiastiche tradotte dal francese di G. Marcello con la serie degl' imperatori romani distesa da Matteo Egizio, Napoli, 1713, in fol.; Senatus Consulti de Bacchanalibus sive aeneae vetustate tabulae Musaei Caesarei vindobonensis explicatio, Napoli. 1729, in fol.; Lettre aimable d' un Napolitain a M. L' Abbé Langlet de Fresnoy. Parigi, 1738, in 8." ;Opuscoli volgari e latini, Napoli, 1751. in-4.0; Note alle opere di Sertorio Quattromàni.

Lasciò inedite non solo le Addizioni al libro de' Baccanali, ma anche un Dictionarium nominum proprioruna, quae occurrunt in utroque Codice, lain Iustinianaeo, quam Theodosiano, come ancora una gran Raccolta di medaglie ed iscrizioni, che pensava dare a luce per emendare e supplire quelle del Grutero e del Reinesio. L'Egizio fu tenuto in conto di gran letterato, e come tale generalmente commendasi. Il Gori ne fa grandi elogi nel Musaeum Etruscrn, nell' Admirandae Antiq. Herculan., ed altrove. Il Mazzocchi nol nomina mai senza honoris prefationae e nelle `Dissert. Tyrrh., diatr. 7,' paragrafo 2.° gli dà il titolo di viri tum cetera eruditissimi, tum in àpxaio hoyia plane summi.

Il Zaccaria nella Storia letteraria d'Italia, vol. IX, dice, che l' Egizio scrive con purità e con eleganza, e l' erudizione filologica ed antiquaria gli é dime¬slica e famigliare per tutto. Lo stesso confermasi dal Zeno in varii altri luoghi del Giornale di letterati d' Italia, e da altri infiniti scrittori. Parlarono e scrissero di lui Origlia nell' Istoria dello Studio di Napoli, Francescantonio Soria nelle Memorie-storico-critiche degli Storici Napolitani, Pietro Napoli-Signorelli nel V volume delle Vicende della coltura delle due Sicilie, Andrea da Cerreto nel vol. 2.° della Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli, Camillo Minieri-Riccio nelle Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno Napoli, e non pochi altri. La sua biografia, composta dal barone Domenico Ronchi, suo amico, fu premessa a' di lui Opuscoli, volgari e latini stampati in Napoli dal detto Ronchi.

Francescantonio Soria parlando di Matteo Egizio dice: «Era egli uomo di sana morale, di candidi costumi, ed affettuoso amico. Non volle giammai prender moglie; e raccontasi su questo particolare, che avendo una volta conchiuso il maritaggio con una giovane gentildonna, ed avendo sofferto per lo spazio di più mesi l' interminabile tedio di appianare difficoltà, che una dopo l'altra gli venivano da' congiunti della sposa proposte, scappogli finalmente la pazienza, e portandosi un dì di bel mattino avanti la porta della loro casa, disegnò col bastone in sul terreno l'antico Pileo, che presso i Romani era segno della libertà, che accordavansi a' servi, e vi scrisse Libertas, senza volersi giammai più impacciare in simil sorta di noiosi trattati ».un tempio in quanti cuori palpitarono e palpitano tuttavia di sincera affezione per lui".
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