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Passeggiando con la storia

La costruzione della stazione ferroviaria: storia di un oltraggio?

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

La triste vicenda per la costruzione della stazione ferroviaria, nella tratta Rocchetta Sant'Antonio Gioia del Colle, nei pressi della chiesa Madonna delle Grazie, fino ad ostruirne la visibilità e la fruibilità della originale e maestosa facciata, è quella che vogliamo raccontare nel corso di questa puntata della rubrica. Fatti riscontrati dai resoconti di alcuni giornali dell'epoca non sempre purtroppo, concordanti tra loro, non chiariscono se ciò avvenne per oltraggio nei confronti della parte religiosa della città o per ragioni di opportunità. Forse, non lo sapremo mai, visto che i protagonisti diretti sono venuti meno da tempo e le cronache del tempo non sono dettagliate nell'evidenziare questi aspetti oscuri dell'intricata vicenda.

Intanto oggi, a distanza di quattro anni dalla soppressione del servizio, quell'ingombro indecente è ancora lì a testimoniare la inopportunità di un'epoca, della sua realizzazione e, ancor più la inutilità del presente. Nulla o poco si fece per evitare lo sconcio. Nulla si è fatto o si sta facendo per recuperare quella parte necessaria di storia per dirci e considerarci, a tutti gli effetti, città civile.

Cominciamo subito col dire, partendo dalle notizie riportate in un libro, il più recente, scritto da Francesco Parisi: Gravina tra il XIX e il XX secolo. Il movimento cattolico (1874 – 1924), che uno dei protagonisti, nel bene o nel male, fu il vescovo dell'epoca, mons. Vincenzo Salvatore, ritenuto, secondo qualcuno, responsabile per non essersi "adoperato perché la tratta ferroviaria Rocchetta S. Antonio – Gioia del Colle non passasse davanti alla chiesa Madonna delle Grazie, ma poi aveva anche accettato di benedire la stazione. Purtroppo, questa versione, questa ipotesi e questo giudizio non trova riscontro citati dal Parisi. Ma andiamo con ordine. Il primo progetto della tratta ferroviaria prevedeva il passaggio "per Gravina, Altamura, Santeramo", ma successivamente i progettisti proposero delle varianti, eliminando il passaggio per Palazzo San Gervasio e Gravina, cosa che però non avvenne per l'interessamento degli onorevoli Giustino Fortunato e Nicola Balenzano, per cui, "Gravina deve all'on. Balenzano se non è stata esclusa dalla progettata nuova linea ferroviaria: Gravina gliene sarà certamente grata", così scriveva e si poteva leggere l'articolo pubblicato sul Corriere delle Puglie del 26 maggio 1888.

A proposito della posizione della stazione ferroviaria, nell'agosto del 1889 era alla guida dell'Amministrazione comunale Domenico Lettieri, sindaco f.f., e tra i consiglieri di "maggioranza", c'era il dott. Montemurro, furono i detti amministratori, come si legge nel Corriere delle Puglie, a chiedere una variante del progetto iniziale. "Per soddisfare il desiderio manifestato dal Municipio di Gravina che venga cioè spostata di un centinaio di metri verso Spinazzola la stazione di Gravina lungo la nuova linea in costruzione Rocchetta – Melfi – Gioia del Colle, l'Adriatica, concessionaria della linea, ha proposto e il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici ha approvato una variante di tracciato tra i chilometri 89,870 e 94,350 della linea suddetta".

Scrive Parisi nel citato testo: "Le circostanze ci dicono che la posizione della stazione prima della detta "variante di tracciato era più lontana dal centro abitato e questo perché la tratta ferroviaria passava nei pressi del castello svevo". Chiarito questo ulteriore aspetto, legato alla logistica operativa della tratta ferrata, resta da chiarire,cosa che vedremo in seguito, attingendo dai quotidiani e periodici di quel periodo "il giallo" della presenza o meno del vescovo diocesano alla cerimonia inaugurale del tragitto ferroviario Gioia – Rocchetta – Melfi, che avvenne il 31 luglio 1892.

Intanto, il 30 luglio 1892, cioè il giorno prima della cerimonia ufficiale d'inaugurazione, la Gazzetta delle Puglie scriveva: " I sindaci di tutti i comuni della linea Rapolla- Lavello – Gioia del Colle" si riunirono a Spinazzola il 23 luglio " per stabilire d'accordo i festeggiamenti di quella linea ferroviaria". Lo stesso quotidiano, in data 13 agosto 1892 riporta il discorso fatto dal sindaco di Gioia del Colle, il cav. Daniele D'Eramo, nel banchetto di Spinazzola in occasione dell'inaugurazione della ferrovia Gioia del Colle- Rocchetta – Melfi durante il quale ad un certo punto disse: "E dopo aver bevuto alla industriosa e ricca città di Gravina ed aver reso omaggio alla sua gloria perché patria di uno dei più illustri scienziati moderni, del più dotto mineralogista contemporaneo (il riferimento è ad Arcangelo Scacchi), diamo da questo poggio l'addio alla nostra Puglia e ci volgiamo a salutare Palazzo S. Gervasio".

Corriere delle Puglie 1° agosto 1892: "Alle cinque e venti di iermattina siamo partiti col così detto treno inaugurale: un treno come tutti gli altri senza una bandiera né un festone, come usa in casi simili; un treno composto di diciassette carrozze, delle quali una pullman per i pezzi grossi e le altre di prima, di seconda e perfino di terza classe per gli invitati. Gravina ci offre allo sguardo da un lato il suo vasto ammasso di case bianche, dall'altro, la chiesa maggiore, sulla cui facciata si disegna la simbolica e bizzarra aquila araldica, e poco lontano, su di una piccola eminenza, i ruderi del castello feudale di casa Orsini.

Il ricevimento ha qui una variante. Le autorità discendono e ascoltano un discorsetto del sindaco Gramegna. Noi preferiamo restare in vettura e guardare i graziosi tipi femminei, antico vanto di Gravina. Il treno è invaso per l'ultima volta: saremo quattrocento e più". Fin qui le scarne notizie di cronaca, in cui, come ben si può leggere, manca la citazione riferita alla presenza di mons. Salvatore. Quindi, a differenza di quanto sostenuto da un prete locale, autodichiaratosi, negli anni in cui fu in vita, storico locale, il vescovo non partecipò o perché non invitato, per dissidi e contrasti con il potere politico, oppure perché fuori sede.
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  • Giuseppe Massari
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