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Passeggiando con la storia

L’antica chiesa di San Tommaso, oggi San Domenico

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Questa breve ricerca storica non può prescindere da due dati ed elementi principali: il duplice nome dato a questa chiesa: un tempo San Tommaso, poi San Domenico. E da una successiva consultazione delle fonti: il Nardone, con le sue Notizie storiche sulla città di Gravina, la Visita Apostolica del Cardinale Orsini alla città di Gravina del 1714 , alcune Visite pastorali dei vescovi dell' antica e storica diocesi di Gravina e i testi storici successivi, pubblicati nel corso degli ultimi anno del secolo scorso, da don Carlo Caputo, primo parroco della chiesa..

Sfogliando le pagine del testo di Domenico Nardone, si legge nel VI capitolo una notizia molto interessante che fornisce lo stimolo per questa brevissima ricerca storica.La venuta dei Domenicani pare che debba risalire al tempo di Monsignor Matteo d'Aquino, il quale mise a loro disposizione l'antica chiesa di San Tommaso e sue pertinenze, un tempo anche esse dei Benedettini. I Domenicani costruirono quivi un grandioso convento ( oggi adibito ad Orfanotrofio-Asilo infantile ed Ospedale Civile) e, nelle nuove fabbriche, incorporarono la vecchia chiesa di San Tommaso i cui avanzi si possono ancora oggi vedere dalla scalinata che porta al primo piano dell'Orfanotrofio.

Nel 1505 il Vescovo Monsignor Matteo d'Aquino, forse domenicano, pose con le proprie mani la prima pietra del convento dei domenicani dopo aver messo "a disposizione dei Padri Predicatori l'antica chiesa di San Tommaso e le sue pertinenze, un tempo proprietà dei benedettini." Al di là di quello che appare dell'attuale chiesa di San Domenico ci sono : una stanza che potrebbe corrispondere ad una porzione di quella "chiesuola dedicata a San Tommaso" di cui parla anche Giuseppe Lucatuorto nel testo "Gravina urbs opulenta" fregiata con capitelli, archi e uno stemma (?) al centro; altre stanze, un corridoio affrescato che fa parte di un chiostro quadrato con archi, colonne che appaiono murate perché inglobate in strutture successive adibite ad Asilo Infantile ed Uffici Comunali.

Nel corso della Visita Apostolica dell' Arcivescovo di Benevento, cardinale Vincenzo Maria Orsini, il quale nel 1714, in qualità di delegato apostolico scelto per rimettere un po' a posto le faccende della Chiesa e della Mensa Vescovile di Gravina in un momento in cui la sede era mancante del suo Pastore, visitò molte chiese locali descrivendone lo stato in cui si trovavano. Il Nardone dice che il Cardinale : " Riordinò gli archivi, curò… i lavori di decorazione interna della Cattedrale… beneficò con restauri e nuovi lasciti tanto la chiesa quanto il convento di San Domenico, ove fu solito dimorare tutte le volte che veniva in Gravina". "Ebbe, in quella occasione, una particolare attenzione per la sua Chiesa di San Tommaso e lasciò una relazione dettagliata della stessa e dalla quale si evince che l'interno della Chiesa era nella sua struttura uguale a come è oggi: tre navate, una maggiore centrale e due minori laterali.

La maggiore appariva ricoperta "con soffitto di tavole di abete dipinto a rose dentro à cornici ottangolari, col suo fregio a rabeschi". Tutto intorno un cornicione di tufo terminava nell'arco della cupola e tra questa e i primi due pilastri alla destra dell'altare maggiore era un organo dipinto.
Il Pavimento era di mattoni….. Undici gli altari: " Il maggiore, a cui si ascende per 3 gradini di mazzaro è situato a' capo della nave di mezzo, ed è composto di nobili marmi…. Fu il medesimo consagrato insieme colla chiesa nell'anno 1675, mà poi mutato il sito, ed abbellito di marmi, fù nuovamente dedicato dal Vescovo Cavalieri nel 1690. L'Altare del Santissimo Rosario, inserito in una Cappella, solennemente consacrato nella stessa visita Apostolica. L'Altare di San Tommaso dentro una Cappella sfondata…. di Santa Rosa…. di Santa Maria della Neve…. di San Filippo Neri…. di Santo Stefano…. nella navata destra. L'altare del nome di Gesù……, quello della Pietà… e l'altro dei SS. dell'Ordine…


In ultimo l'Altare del Santo Patriarca, San Domenico, consacrato durante la stessa Visita apostolica. La visita continua con la descrizione dell'annesso convento. "Riconosce questo Convento i suoi principii nell'anno 1504, in tempo che reggeva questa chiesa il Vescovo d'Aquino…… E' lo stesso convento situato lontano dalla Città, un tiro di frombola verso levante fuor della Porta, detta di San Tomaso". (e quasi certamente in asse con la stessa)."La porta principale è attaccata al muro laterale sinistro della Chiesa: e si passa da questa nel Chiostro di figura quadrata, co' suoi volti a' Croce sostenuti da pilastri, che formano, per ogni lato cinque eguali arcate…."

Quando negli anni successivi e precisamente nel 1912, il Vescovo Mons. Nicola Zimarino si recò a visitare le chiese di Gravina per verificarne il loro stato, entrando nella Chiesa di San Domenico, restò sorpreso nel constatare che la Chiesa avesse preso il nome di San Domenico… mentre – trascrive nel documento - la sua dedicazione è a San Tommaso d'Aquino, come ci risulta dalla più volte citata Visita Apostolica del Cardinale Orsini, e da altre visite ancora… Nei due secoli successivi- egli continua- il terremoto e le ingiurie del tempo molto sciuparono e la Chiesa e l'annesso Convento abitato, fin dalla sua fondazione dai Padri Domenicani… Questi ne intrapresero un restauro generale nel 1700…."

" In questa chiesa è degno di menzione continua Mons. Zimarino l'Altare Maggiore ed i due altari di marmi pregiati, quello di San Domenico e l'altro del Santo Rosario…. Vi sono nella Chiesa anche due Cappelle speciali, l'una in onore di San Tommaso, l'altra dedicata a San Filippo Neri……" Infine il 26 Agosto del 1929 un altro vescovo Giovanni Maria Sanna visitò la Chiesa di San Domenico impartendo solo ordini circa la risistemazione degli altari, l'aggiornamento dei messali e la riparazione e pulitura di alcuni paramenti sacri.

Don Carlo Caputo nel suo libro San Domenico – Presenza e memoria dice: "Purtroppo non sappiamo che fine abbiano fatto altari, capitelli, colonne ecc. di cui fa menzione il Cardinale Orsini…..molto probabilmente….. saranno stati demoliti e perduti per sempre." Tuttavia qualcosa egli stesso dice di aver ritrovato e collocato nella Chiesa; tra queste tre lapidi antiche: quella della consacrazione dei due altari rimasti, di San Domenico e del Santo Rosario; quella della consacrazione della Chiesa, il 23 maggio del 1675; e quella per la cappella voluta dalla duchessa della Tolfa, eretta in memoria dello scampato pericolo del futuro papa Benedetto XIII.

Inoltre, sempre nello stesso testo, sono elencati gli interventi di tipo architettonico e decorativo fatti anche per solidificare strutture indebolite o per proteggere dall'inclemenza atmosferica alcune parti della chiesa. Per esempio: la realizzazione del Rosone che domina la facciata della Chiesa; la riduzione a 10 pilastri invece di 16 perché " incorporati con varie costruzioni: l'ingresso alla chiesa, l'accesso alla scalinata che porta al Salone Parrocchiale, la Sagrestia l'Organo a canne". Anche la volta spesso è stata rinnovata "a causa delle intemperie e per l'uso della terrazza sovrastante." Una delle due finestre della facciata principale "è stata incorporata nella scalinata che porta al Salone Parrocchiale". Sparito senza lasciare traccia quell'antico organo di cui parlava il cardinale Orsini, sostituito nel 1968 con un organo moderno.

La facciata principale della chiesa di San Domenico è dominata da un Rosone al di sopra del quale si legge nitidamente una scritta in latino la cui traduzione è: " Questo tempio non è che la casa di Dio e la porta del cielo-1590". Il Portale della Chiesa è costituito da un Architrave che poggia sui capitelli delle colonne e sugli stipiti lavorati in tufo duro con ornamenti tipici dell'Ordine Domenicano: in primo luogo il giglio, simbolo dell'Ordine, che si ritrova negli ornamenti marmorei degli altari interni. Anche le due finestre laterali sono lavorate su tufo. Il Campanile, quasi corpo staccato dalla Chiesa, è a forma di mitria ed è provvisto di due campane grandi ed una piccola; ai lati due statue in tufo: a sinistra guardando, forse il Cristo Redentore, a destra forse un prelato.

Al suo interno la Chiesa è divisa in tre navate; intorno due piccoli cornicioni di tufo terminano nell'arco della Cupola; la volta è semplice….. L'organo sopra l'Altare maggiore è moderno….
Una lapide che dovrebbe essere la stessa che ricorda la consacrazione della Chiesa nel 1675, ricorda anche il giorno della consacrazione dell'Altare Maggiore nel quale furono riposte le reliquie dei Santi martiri Adriano, Vittoria e Costanza conservate poi in una nuova mensa quando le nuove norme liturgiche imposero di staccare la stessa dal corpo centrale sul quale spicca il bellissimo Tabernacolo.

Ricordiamo di questo altare la descrizione che ne ha fatto il Cardinale Orsini: "Il maggiore a cui si ascende per 3 gradini di mazzaro è situato a' capo della nave di mezzo, ed è composto di nobili marmi commessi, colla sua custodietta parimente di marmo in mezzo a' gradini de' candelieri". Un'altra lapide ricorda la consacrazione dei due altari rimasti, quello della Vergine del Rosario e quello di San Domenico. Il primo il giorno 21 gennaio del 1714, il secondo il 23 gennaio del 1714.
La tela, forse del XVII secolo, sull'Altare della Madonna del Rosario raffigura "la Vergine col Bambino che offre il Rosario a San Domenico e a Santa Caterina da Siena…. Ai lati della tela ci sono 17 storie di forma circolare, raffiguranti i 15 misteri del Santo Rosario e due pitture di fiori vari. Al di sopra del quadro, tra i capitelli in marmo c'è una piccola tela raffigurante il trionfo di Maria tra i Santi domenicani."

Sull'Altare di San Domenico è un'altra tela, forse appartenente ad un artista provinciale del XV secolo, raffigurante San Domenico di Soriano e otto storie ai lati…..Sulla parete del coro un'altra tela raffigura San Biagio, San Lorenzo e Sant'Antonio Abate, opera di Diego Oronzo Bianco (1683-1767) "artista di probabile formazione napoletana, attivo principalmente a Manduria, sua città natale…… La tela è tripartita e, come in un trittico,i tre santi sono costretti in uno spazio ben definito. I porticati laterali che scandiscono la composizione formano un cono prospettico che converge verso il santo centrale. La posizione soprelevata di S. Biagio evidenzia una disposizione gerarchica, dovuta sicuramente alle preferenze devozionali del committente."

Il Vescovo, S.Biagio, al centro ha "in mano il Libro Sacro ed una teca a forma di mezzaluna….ai lati l'autore ha raffigurato San Lorenzo Martire, con la immancabile graticola. L'altro sarà forse un santo eremita con in mano un bastone ed una corona. "Non sappiamo-continua don Carlo Caputo- le motivazioni di questa tela. Molto probabilmente dovrebbe appartenere ai vecchi altari già esistenti prima del 1714." Ma "nella relazione della sua Visita Apostolica, il Cardinale non menzionò l'altare dedicato ai tre Santi. Diversamente 10 anni dopo, nel 1724, abbiamo notizia di un altare dedicato a S.Biagio, appena consacrato dal Vescovo Lucino: è possibile, quindi, che la pala sia stata commissionata, insieme all'altare, fra il 1714 ed il 1724".


Mirabile la tela "addossata alla controfacciata della Chiesa, "San Filippo Neri salva il Cardinale Orsini", considerata sinora di Scuola Napoletana del secolo XVII." Forse è questa la lapide che ricorda la consacrazione, il 4 maggio 1690, della Cappella dedicata a San Filippo Neri dalla madre del Cardinale Orsini, la duchessa Giovanna della Tolfa, in ricordo dello scampato pericolo dello stesso Cardinale nel terremoto beneventano del giugno del 1688 e del quale faceva parte la tela.
" La tela, maestosa per le dimensioni e per l'impatto visivo, punta su una composizione chiastica che confluisce sulla figura del cardinale Orsini. San Filippo Neri,al centro, è il vero protagonista della scena. Con lo sguardo rivolto verso la Madonna e con le mani sul capo del giovane vescovo il santo fa da mediatore e da anello di congiunzione fra la Vergine e Vincenzo Maria Orsini.
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  • Giuseppe Massari
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