Passeggiando con la storia- Silos Granaio
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Passeggiando con la storia

Il Silos per cereali

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Non sappiamo quale destino urbanistico ed edilizio sarà riservato al Silos granario, sorto ed ubicato in via Spinazzola, testimonianza storica della nostra civiltà contadina e rurale. Ma questo è argomento che attiene alla cronaca politica e cittadina di questi ultimi giorni. In questa sede ci interessa poco; pertanto, ci occupiamo di recuperare la sua memoria storica, attraverso le fasi costruttive, alla sua evoluzione e alla sua funzione.

Ripercorrendo le tappe di quella che fu una relazione svolta, nel corso del Quinto incontro latino americano, svoltosi a Buenos Aires dal 18 al 20 settembre del 2007, circa il recupero, la conservazione del patrimonio industriale, da Antonella Guida, Doriana de Tommasi e Claudio Segreto: "Il Silos granario di Gravina in Puglia. Proposta di recupero e valorizzazione", abbiamo ricavato le notizie storiche che fanno al caso.

Era noto che Gravina fosse stato centro cerealicolo per Greci e Romani e l'importanza che la città avesse un ruolo di primaria importanza fra i centri di produzione granaria della Provincia di Bari, tanto che le statistiche avevano, infatti, fatto ascendere a 300.000 quintali l'afflusso annuale sulla piazza di Gravina del grano prodotto nella zona, fece si che la Società Anonima Magazzini Generali dell'Italia Meridionale ed Insulare, sorta dalla collaborazione tra il Banco di Napoli e la Banca Cooperativa Agraria quale valido strumento di propulsione economica delle Regioni Meridionali, non potette ignorare e propose il progetto di un Silos a celle di differente capacità.

Fra le zone più adatte la Società individuò quella di Gravina, ritenendo opportuno di istituirvi un centro di raccolta del grano, al quale, oltre alla produzione dei produttori locali, potesse affluire quella di Irsina e di altri comuni della Basilicata, regione contigua al nostro territorio, e anche per via della rete ferroviaria addossata nelle vicinanze dell'erigendo silos.

Con queste premesse, la Società costituì, in loco, la Società Anonima Magazzini Generali di Gravina con lo scopo di costruire un moderno Silos della capacità di 60.000 quintali e di curarne la gestione unitamente a quella dei magazzini sorti per iniziativa della Banca di Gravina. La neo costituita Società offriva sistemi di insilamento del grano già sperimentati e definitivamente adottati in altre regioni, opportunamente adeguati alle particolari esigenze locali.

Importante caratteristica di questo Silos è stata la suddivisione in quattro gruppi di movimento, funzionanti in piena autonomia, in corrispondenza di ciascuna delle quattro tramogge di carico: questa disposizione consentiva di mettere in graduale funzionamento il Silos, a seconda delle esigenze della immissione, avendo ciascun gruppo la potenzialità di immissione di 300 quintali di grano all'ora. Inoltre, il mastodontico contenitore era fornito di un potente impianto di ventilazione interna, in modo che, ove in via eccezionale, si dovesse insilare qualche partita di grano non sufficientemente asciutto, se ne poteva effettuare prima il perfetto asciugamento.

Questa innovazione rappresentava un notevole vantaggio sugli altri impianti del genere forniti di una sola torre di movimento, in quanto mentre in questi ultimi era necessario il totale funzionamento dell'impianto anche per piccole quantità di grano da immettere o da aerare, nel nostro di Gravina il funzionamento dell'impianto era, invece, proporzionato all'affluenza dei cereali da insilare, il che consentiva un risparmio notevole delle spese d'esercizio.

L'incarico per la progettazione di massima fu affidato nel 1931 all'ingegnere Mario Varvara, mentre l'avvocato Sergio Marvulli si occupò degli aspetti legali per conto dell'Istituto bancario. Il Silos fu realizzato dall'impresa dell'ingegnere M. Campanella e Fratelli Caputo di Napoli. Si trattò e si tratta, almeno fino a quando resta in piedi, di un'opera visibile per un raggio di parecchi chilometri; situata nelle vicinanze della stazione ferroviaria, si eleva per un'altezza di oltre 26 metri, comprendente 222 celle di capacità varia, dai 160 ai 675 quintali e si estende su una superficie di circa 900 metri quadri. Una pensilina larga 4 metri, corrente lungo i lati principali del fabbricato, facilitava le operazioni di carico e scarico.

L'edificio ha pianta rettangolare di dimensioni 35.5 x 24.5 metri con superficie complessiva, al lordo delle chiusure verticali esterne di 894,24 metri quadri, sulla quale si sopraelevano una torre centrale e due torrette laterali, tutte circa di dieci metri d'altezza.. E' costituito da un piano rialzato posto a quota di + 1.25 metri e da 4 piani fuori terra, con altezza impalcato pari a 3.7 metri copertura piana praticabile a quota + 19.85 metri. A livello della copertura sono presenti, limitatamente a 5 metri di larghezza, altri due livelli, di cui l'ultimo è accessibile esclusivamente a mezzo di una scala a pioli in ferro.

I piani dal primo al terzo sono pressoché uguali, caratterizzati dal solaio d'arrivo e di partenza della scala in ferro, nonché dalle finestre presenti per questi piani, visibili in prospetto sulla facciata Sud. Il quarto piano, caratterizzato da finestre 2 x 1.6 metri poste sui quattro lati dell'edificio, vede la presenza di 222 tombini in cui, tramite tramogge e nastri trasportatori venivano insilati i cereali.

Al centro della facciata sud era ben visibile, se menti incoscienti e perverse, nonché mani diaboliche di uno stupido ed inqualificabile antifascismo non l'avessero rimossa, una incisione che indicava l'anno di realizzazione del manufatto: E. F. XII, cioè dodicesimo anno dell'Era Fascista. Nella costruzione furono impiegati oltre 5.000 quintali di cemento e 1700 quintali di ferro e la perfetta attrezzatura meccanica consentiva il deposito di 1.200 quintali di grano all'ora.
L'impianto meccanico, fornito dalle Officine Meccaniche italiane di Reggio Emilia, era azionato da motori elettrici del tipo chiuso, indipendenti, a ventilazione esterna. Il comando di tutti i circuiti di luce e forza motrice era installato in una cabina elettrica di distribuzione situata al secondo piano della torre centrale.
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