Passeggiando con la storia
Dalla Bolla Pontificia sul nostro Santo Patrono alla festa tra immagini, rievocazioni e testimonianze
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 26 settembre 2024
E' uno degli eventi centenari di questo corrente anno, 350 anni fa, riguardanti la nostra città, di cui mi sono occupato in estrema sintesi, presentandoli e preannunciandoli, all'inizio di questo corrente anno. Nella nostra città non si può parlare o scrivere sul santo Patrono se non si prende in considerazione il documento di base: la Bolla di Papa Clemente X, (lo stesso che, due anni prima, il 22 febbraio 1672, aveva creato cardinale Frà Vincenzo Maria Orsini, il frate domenicano di origini gravinesi, diventato arcivescovo di Manfredonia, Cesena e Benevento, per poi assurgere al Soglio Pontificio col nome di Benedetto XIII) del 10 marzo 1674, con la quale e grazie alla quale, durante l'episcopato di mons. Domenico Cennini, San Michele fu designato e proclamato protettore di Gravina.
La Bolla pontificia fu emanata, a quanto si legge nel libro scritto a sei mani da Giorgio Otranto, Fedele Raguso e Marisa D'Agostino: S. Michele Arcangelo. Dal Gargano ai confini Apulo-Lucani", Pubblicità & Stampa, Modugno BA- 1990, "dopo che il popolo e il clero di Gravina, essendo scampato al pericolo della peste del 1656, di altre epidemie e calamità, chiesero ed ottennero il riconoscimento di San Michele quale protettore e patrono principale della città per lo scampato pericolo della peste del 1656".
Per completezza d'informazione, è giusto precisare, grazie all'aiuto dell'amico Antonio Bronzini,che ringrazio, che la suddetta bolla contiene altri fatti e circostanze che riguardano Gravina. "E' un latino ecclesiastico forbito, ben diverso dalle schematiche epigrafi o da altre lettere. Inoltre da ciò che comprendo a una prima lettura, la bolla del pontefice non si occupa solo di ciò che tu dici ma fa riferimento all'inizio ad altre pratiche in corso : Conferma di elezioni ecclesiastiche; osservazione delle festività: istruzioni sull'osservanza delle festività religiose e le messe da seguire secondo i rituali ecclesiastici. Questione di eresia: menzioni di questioni legate alla scomunica per eresia, evidenziando l'autorità papale nel risolvere tali problemi, ecc…"
Tornando al culto micaelico cittadino è giusto menzionare Mons. Vincenzo Ferrero (1725-1730) che esortò il clero e la popolazione ad osservarne di più il culto. Le motivazioni erano: la liberazione dalla peste del 1690 che colpì il Regno di Napoli, l'essere scampati dai frequenti terremoti, che nel 1722-1723 per sei mesi scossero la città, lasciandola indenne. Al di là queste esortazioni, non vanno dimenticati, anche i benefici elargiti, alla città, da San Michele sotto forma di miracoli.
Nella tradizione popolare Gravina per tre volte ha beneficiato dell'intervento di San Michele: la prima volta nel 977, quando scacciò i Saraceni dalla città; nel 1734 con la famosa apparizione al comandante delle truppe austriache e nel 1799 quando le orde dei Sanfedisti agli ordini del cardinale Ruffo non entrarono in Gravina, grazie all'intervento del Principe delle Milizie celesti. I tre eventi, ancora oggi trovano riscontro. Sia in una lapide custodita presso la chiesa grotta di San Michele, riguardante l'eccidio dei saraceni e sia in quella che è la statua in pietra del santo protettore, ad opera di Stefano da Putignano, collocata in una nicchia di un altare della cattedrale, la stessa che apparve al comandante delle truppe austriache il 1734.
Il riferimento al terzo miracolo, avvenuto nel 1799, esso è ricordato con la statua posizionata nella storica piazza Scacchi, comunemente denominata porta San Michele, proprio per la presenza di quel simulacro, al cui esterno della nicchia è riportata, in un cartiglio, la data 1799.
La Bolla pontificia fu emanata, a quanto si legge nel libro scritto a sei mani da Giorgio Otranto, Fedele Raguso e Marisa D'Agostino: S. Michele Arcangelo. Dal Gargano ai confini Apulo-Lucani", Pubblicità & Stampa, Modugno BA- 1990, "dopo che il popolo e il clero di Gravina, essendo scampato al pericolo della peste del 1656, di altre epidemie e calamità, chiesero ed ottennero il riconoscimento di San Michele quale protettore e patrono principale della città per lo scampato pericolo della peste del 1656".
Per completezza d'informazione, è giusto precisare, grazie all'aiuto dell'amico Antonio Bronzini,che ringrazio, che la suddetta bolla contiene altri fatti e circostanze che riguardano Gravina. "E' un latino ecclesiastico forbito, ben diverso dalle schematiche epigrafi o da altre lettere. Inoltre da ciò che comprendo a una prima lettura, la bolla del pontefice non si occupa solo di ciò che tu dici ma fa riferimento all'inizio ad altre pratiche in corso : Conferma di elezioni ecclesiastiche; osservazione delle festività: istruzioni sull'osservanza delle festività religiose e le messe da seguire secondo i rituali ecclesiastici. Questione di eresia: menzioni di questioni legate alla scomunica per eresia, evidenziando l'autorità papale nel risolvere tali problemi, ecc…"
Tornando al culto micaelico cittadino è giusto menzionare Mons. Vincenzo Ferrero (1725-1730) che esortò il clero e la popolazione ad osservarne di più il culto. Le motivazioni erano: la liberazione dalla peste del 1690 che colpì il Regno di Napoli, l'essere scampati dai frequenti terremoti, che nel 1722-1723 per sei mesi scossero la città, lasciandola indenne. Al di là queste esortazioni, non vanno dimenticati, anche i benefici elargiti, alla città, da San Michele sotto forma di miracoli.
Nella tradizione popolare Gravina per tre volte ha beneficiato dell'intervento di San Michele: la prima volta nel 977, quando scacciò i Saraceni dalla città; nel 1734 con la famosa apparizione al comandante delle truppe austriache e nel 1799 quando le orde dei Sanfedisti agli ordini del cardinale Ruffo non entrarono in Gravina, grazie all'intervento del Principe delle Milizie celesti. I tre eventi, ancora oggi trovano riscontro. Sia in una lapide custodita presso la chiesa grotta di San Michele, riguardante l'eccidio dei saraceni e sia in quella che è la statua in pietra del santo protettore, ad opera di Stefano da Putignano, collocata in una nicchia di un altare della cattedrale, la stessa che apparve al comandante delle truppe austriache il 1734.
Il riferimento al terzo miracolo, avvenuto nel 1799, esso è ricordato con la statua posizionata nella storica piazza Scacchi, comunemente denominata porta San Michele, proprio per la presenza di quel simulacro, al cui esterno della nicchia è riportata, in un cartiglio, la data 1799.