Palazzo Fondazione Santomasi
Palazzo Fondazione Santomasi
Passeggiando con la storia

Buon compleanno, Fondazione Santomasi

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

28 novembre 1920. Cento anni di storia per la storia. Cento anni di cultura per la cultura. Quella di oggi vuole essere una pagina di riconoscenza e gratitudine al benefattore Barone Ettore Pomarici Santomasi per il lascito testamentario dei suoi beni alla città di Gravina, avvenuto la vigilia della sua morte: il 6 dicembre 1917, con rogito del notaio gravinese Michele Popolizio. Volontà acquisita dall'intera città, tramite il suo massimo organo elettivo, nella seduta del Consiglio comunale del 3 gennaio 1918. Pasquale Calderoni Martini fu designato esecutore testamentario, divenendo, così di fatto, il primo presidente, di quella istituzione destinata a diventare, con Regio Decreto n. 1761, Fondazione, Ente Morale.

Tra due giorni, quindi, potremo festeggiare il compleanno centenario, con l'augurio e l'auspicio di una lunga vita, di altri secoli da aggiungere al primo. Un secolo, quello trascorso, durante il quale, tra difficoltà economiche, gestionali, incomprensioni e un quasi totale disinteresse delle istituzioni e della città, l'Ente ha fatto passi da giganti. Si è imposto all'attenzione degli organismi mondiali, internazionali, riscuotendo successi, apprezzamenti e incoraggiamenti.

Nel bel mezzo degli anni 90 del secolo scorso, precisamente, l'8 ottobre 1990, sopraggiunge, per benefica istituzione, come manna, una boccata d'ossigeno per la continuità, scongiurando scenari di sopravvivenza. L'approvazione del nuovo Statuto, da parte del Consiglio comunale cittadino. A sua volta, la Giunta regionale, nella seduta dell'11 febbraio 1992, recepisce ed approva, in via definitiva, la Magna carta.

Tra i beni donati dal mecenate figurarono le collezioni di monete, armi, libri, ceramiche, arredi e corredi di famiglia. Nel corso degli anni le collezioni sono andate sempre aumentando con nuove donazioni di libri, di monete e di quadri, tanto da creare delle apposite sezioni tutte visitabili. La biblioteca, che ha ricevuto il riconoscimento di "Interesse locale" con Decreto del Presidente della Giunta della Regione Puglia n. 166 del 9 Aprile 1986, composta e completa, tra l'altro, di cinquecentine, seicentine e settecentine, e l'archivio, riordinato, catalogato e restaurato, nella parte pergamenacea, dai monaci del Laboratorio del Restauro dell'Abbazia di Noci; la pinacoteca, riordinata e riallestita secondo criteri di sicurezza e di efficienza funzionale per i visitatori, raccoglie collezione che vanno dal Carracci al De Matteis al Guarino; la poderosa raccolta archeologica di beni, cimeli e reperti sono i tesori inestimabili, non gli unici, per l'accrescimento culturale della nostra città e dei suoi abitanti, secondo il volere del donatore.

A lui si deve, anche, il trasferimento di altri beni immobili, quali la Masseria San Mauro, appezzamenti di terreno in località castello e lo stesso maniero federiciano. In quest'ottica di munificenza, finalizzata al sostentamento, alla gestione e alla fruibilità dell'intero patrimonio, vanno letti gli sforzi compiuti dai vari amministratori, succedutesi nel corso degli anni, tesi a non far morire un patrimonio culturale e morale, di valore e di identità.

Si faceva riferimento, prima, alla vita grama che l'Ente ha dovuto vivere, sopportare e felicemente superare, arricchendosi sempre di nuovi tesori; espandendosi nel recupero di altre superfici, adattate a contenere quanto non faceva parte del patrimonio iniziale del nobile casato. E qui è il caso di aprire l'interessantissima parentesi riguardante gli affreschi di San Vito Vecchio, staccati e collocati in quella specie di chiesa ricostruita pari all'originale, in alcuni ambienti al primo piano del palazzo. Quelle opere murarie e pittoriche, salvate grazie alla caparbietà di Cesare Brandi con la tecnica dello stacco, hanno portato Gravina alla ribalta internazionale.

Infatti, fecero bella mostra all'Expo di Bruxelles del 1958, vincendo il primo premio, dopo essere stati restaurati presso l'Istituto Centrale del Restauro di Roma. Gioielli che hanno viaggiato lungo le tappe ai Mercati Traianei di Roma e, successivamente, ad Atene, prima di fare felice ritorno in patria, dove, attualmente, sono visitabili.

Cento anni che la Fondazione ha saputo coniugare con i tempi; con la evoluzione tecnologica, sicchè, oggi, è possibile visitarla in maniera virtuale. Lo scambio interbibliotecario, a cui ha aderito, è un nuovo servizio offerto all'utenza. Cento anni non trascorsi invano in cui molto è stato fatto, ma molto resta da fare, per presentare i suoi tesori. Per essere punto d'attrazione e interesse per altri enti che vogliono investire in cultura. Per gli stessi cittadini che devono essere indotti ad amare di più quello che è l'unico ed insostituibile contenitore culturale della città.

Cento anni, forse, semplici da raccontare, ma vissuti tra difficoltà, alti e bassi, luci ed ombre, fino a quando non è stata assicurata una continuità gestionale, con i Consigli d'Aministrazione, che durano in carica cinque anni, a differenza di prima, invece, quando, l'Ente, era soggetto a continue gestioni commissariali. Si può dissentire o concordare sulle gestioni degli ultimi 30 anni, in cui, certamente, non tutti gli amministratori, o molti di loro, hanno brillato, come avrebbero dovuto, per competenza, capacità e conoscenza del materiale che andavano a gestire, ma a fronte di possibili collassi definitivi, si può solo dire che l'esistente è sempre migliorabile, di fronte a quella che, per certi aspetti, e in alcune fasi è sembrato dover dichiarare la morte irreversibile.
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  • Giuseppe Massari
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