Associazioni
Quale futuro per Difesa Grande
Se n'è discusso in un convegno promosso da "Bosco-città". Silletti: "Serve un piano comunale". Valente: "Puntare sul volontariato".
Gravina - sabato 17 novembre 2012
11.05
Il binomio uomo-bosco è imprescindibile per un utilizzo razionale che sfrutti intelligentemente la multifunzionalità dell'ecosistema, non solo in vista di una valorizzazione economica, ma anche didattica e ricreativa. Conoscere per pianificare, perché il bosco sia vissuto e utilizzato.
E' questo il messaggio lanciato dal convegno organizzato da "Bosco-Città" (grande assente l'assessore regionale Angela Barbanente) sui progetti di rinascita di Difesa Grande, che inizia con le terribili immagini della sterminata parte del polmone verde gravinese andata in fiamme la scorsa estate. Dopo lo sconcerto per la catastrofe, però, viene il momento dell'analisi. Non solo per evidenziare la ferita enorme inflitta alla natura, ma per progettare percorsi di recupero e valorizzazione, dopo decenni di abbandono. "Il bosco di Gravina non è bello", afferma il dirigente del Corpo Forestale regionale, Giuseppe Silletti, gettando secchiate di acqua gelida sui fuochi effimeri della retorica e rincarando la dose rispetto a quanto già affermato nell'ultimo consiglio comunale. "E' un'area in agonia, biologicamente poco produttiva e il suo degrado deriva dalla cattiva gestione della burocrazia, dall'incuria negli interventi selvicolturali. Occorrono scienza, coscienza, educazione e soprattutto un piano di gestione comunale".
Gestione: la parola chiave perché il bosco cessi di essere un peso, e diventi una risorsa da sfruttare razionalmente e un'opportunità, di sviluppo economico ma anche culturale. Una gestione difficile da attuare quando, come spesso accade in Italia, le competenze si sovrappongono dannosamente ("Cosa può fare la Provincia per il bosco?", si chiede retoricamente l'assessore provinciale Francesco Caputo quando all'ente resta poco più di un mese di vita, mentre il presidente del Parco dell'Alta Murgia Cesare Veronico propone un protocollo d'intesa). Il primo passo, spiegano gli esperti invitati da Bosco-Città, come Oronzo Antonio Milillo, presidente degli agronomi forestali di Bari, e Carmine Cocca, suo collega lucano, è creare una sinergia tra amministratori e tecnici, adoperando le professionalità nei posti giusti, magari facendo tesoro di esperienze positive di gestione forestale, anche vicini a noi, come il parco di Gallipoli Cognato, sulle Alpi lucane, dove da anni viene sperimentato con successo un esempio di sfruttamento razionale e antropizzazione intelligente di un bosco. "Mentre il turismo classico è in crisi – rileva Nico Marvulli, per Bosco-Città - quello ambientale, dati alla mano, è in crescita. Ma perché un'area verde diventi oggetto di turismo sostenibile è necessario che sia dotata di sicurezza, infrastrutture e soprattutto attrattiva, totalmente assente nel caso di Difesa Grande".
Un'idea che viene recepita dal sindaco Alesio Valente e dal vicesindaco con delega al bosco Gino Lorusso, sia pure senza impegni di spesa da parte del Comune: "Il centro visite, quasi pronto, è un primo passo. Si può pensare alla creazione di un ente apposito per il bosco – dichiara il primo cittadino – da volontari, e che crei percorsi turistici attraverso gli jazzi di Difesa Grande".
E' questo il messaggio lanciato dal convegno organizzato da "Bosco-Città" (grande assente l'assessore regionale Angela Barbanente) sui progetti di rinascita di Difesa Grande, che inizia con le terribili immagini della sterminata parte del polmone verde gravinese andata in fiamme la scorsa estate. Dopo lo sconcerto per la catastrofe, però, viene il momento dell'analisi. Non solo per evidenziare la ferita enorme inflitta alla natura, ma per progettare percorsi di recupero e valorizzazione, dopo decenni di abbandono. "Il bosco di Gravina non è bello", afferma il dirigente del Corpo Forestale regionale, Giuseppe Silletti, gettando secchiate di acqua gelida sui fuochi effimeri della retorica e rincarando la dose rispetto a quanto già affermato nell'ultimo consiglio comunale. "E' un'area in agonia, biologicamente poco produttiva e il suo degrado deriva dalla cattiva gestione della burocrazia, dall'incuria negli interventi selvicolturali. Occorrono scienza, coscienza, educazione e soprattutto un piano di gestione comunale".
Gestione: la parola chiave perché il bosco cessi di essere un peso, e diventi una risorsa da sfruttare razionalmente e un'opportunità, di sviluppo economico ma anche culturale. Una gestione difficile da attuare quando, come spesso accade in Italia, le competenze si sovrappongono dannosamente ("Cosa può fare la Provincia per il bosco?", si chiede retoricamente l'assessore provinciale Francesco Caputo quando all'ente resta poco più di un mese di vita, mentre il presidente del Parco dell'Alta Murgia Cesare Veronico propone un protocollo d'intesa). Il primo passo, spiegano gli esperti invitati da Bosco-Città, come Oronzo Antonio Milillo, presidente degli agronomi forestali di Bari, e Carmine Cocca, suo collega lucano, è creare una sinergia tra amministratori e tecnici, adoperando le professionalità nei posti giusti, magari facendo tesoro di esperienze positive di gestione forestale, anche vicini a noi, come il parco di Gallipoli Cognato, sulle Alpi lucane, dove da anni viene sperimentato con successo un esempio di sfruttamento razionale e antropizzazione intelligente di un bosco. "Mentre il turismo classico è in crisi – rileva Nico Marvulli, per Bosco-Città - quello ambientale, dati alla mano, è in crescita. Ma perché un'area verde diventi oggetto di turismo sostenibile è necessario che sia dotata di sicurezza, infrastrutture e soprattutto attrattiva, totalmente assente nel caso di Difesa Grande".
Un'idea che viene recepita dal sindaco Alesio Valente e dal vicesindaco con delega al bosco Gino Lorusso, sia pure senza impegni di spesa da parte del Comune: "Il centro visite, quasi pronto, è un primo passo. Si può pensare alla creazione di un ente apposito per il bosco – dichiara il primo cittadino – da volontari, e che crei percorsi turistici attraverso gli jazzi di Difesa Grande".