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Territorio

Gli agricoltori contestano Palazzo di città

"Non è nostra la colpa dell'incendio al Bosco". Protesta la Cia

"Credo vi siano una serie di responsabilità, anche di privati, che non hanno preso le dovute precauzioni. Probabilmente, vi è anche la responsabilità di qualcuno che avrebbe dovuto controllare il territorio: ricordo che l'incendio è partito da terreni di privati, dalla bruciatura di stoppie. Dunque, se preso prima, avremmo potuto evitare che il fuoco raggiungesse il Bosco".

Così parlava, nei giorni in cui Difesa Grande era in fiamme, il sindaco Alesio Valente. Accorso a sostenere e coordinare le operazioni di spegnimento del rogo che si sarebbe poi portato via quasi un quarto del Bosco, il primo cittadino non mostrava dubbi. E richiesto di indicare le possibili cause dell'incendio, davanti a telecamere e taccuini puntava il dito contro gli agricoltori e le loro stoppie.

La verità? La accerteranno gli investigatori della Forestale, al lavoro per individuare responsabilità e responsabili. Di certo v'è che la presa di posizione di Palazzo di città, a distanza di una settimana, viene seccamente smentita proprio dagli agricoltori. "Le ipotesi avanzate - fa sapere in una lettera dai toni cortesi ma dai contenuti fermi il segretario comprensoriale della Confederazione italiana degli agricoltori, Natale Parisi - mi sembrano un pò azzardate: la conoscenza diretta di alcuni degli agricoltori di contrada Capasa mi restituisce l'immagine di gente rispettabilissima, che in molti casi ha pagato 10 euro in più ad ettaro per le operazioni di mietitura pur di trinciare le stoppie, creare celermente le fasce protettive e mitigare così gli effetti di un eventuale incendio". Ma c'è anche altro, nelle motivazioni che la Cia affaccia a fondamento del proprio dire: "Ormai da due anni gli agricoltori gravinesi sono colpiti da sanzioni comminate dal Corpo Forestale dello Stato di Spinazzola per la mancata o imperfetta realizzazione delle precese, disciplinate da una norma incomprensibile e al tempo stesso inapplicabile perchè le impone in una misura che risulta essere eccessivamente gravosa sotto il profilo economico ma pure sotto quello agronomico, se solo pensiamo alla siccità che perdura da mesi e rende difficile l'aratura". Morale della favola: "Gli agricoltori non sono nemici del Bosco. Piuttosto, costoro vanno cercati tra coloro i quali hanno interesse acchè il Bosco bruci. Di sicuro a rimetterci saranno i gravinesi, per la perdita di gran parte del patrimonio boschivo, ma pure l'erario, che dovrà coprire i costi di spegnimento, e gli stessi agricoltori, che fanno incetta di multe per una norma cieca".

Fine delle comunicazioni? Non proprio. E quel che resta, nelle parole di Parisi, è tutto per l'amministrazione comunale, "che con la scusa della mancanza cronica di fondi, non ha realizzato la fascia protettiva lungo tutto il perimetro del Bosco, come invece previsto dalla legge. L'auspicio è che per il futuro il mondo agricolo e le amministrazioni interessate possano di concerto adottare disposizioni più sensate ed efficaci per eliminare o ridurre sensibilmente il problema degli incendi".

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