Anche il mattone in crisi: a Gravina persi mille posti

La Murgia non uscirà dalla crisi se non con uno sforzo collettivo di istituzioni e forze del mondo del lavoro, all'insegna dell'innovazione.

E' questa la sintesi emersa dall'incontro organizzato dalla Cgil, che in un cinema Sidion lontano dal tutto esaurito ha visto la partecipazione dei sindaci dei comuni dell'area e dei rappresentanti delle categorie produttive, in particolare dei referenti provinciali di Confindustria, Cia, Ance.

Introdotti dal coordinatore murgiano del sindacato, Giuseppe Lorusso, i rappresentanti istituzionali di Gioia, Altamura, Santeramo, Sannicandro, Toritto, Poggiorsini e ovviamente Gravina hanno raccontato le problematiche del territorio, lamentando l'assenza della politica a livelli superiori, in un momento in cui la crisi colpisce anche settori tradizionalmente forti come l'edilizia (mille addetti in meno a Gravina in un solo anno, stando ai dati forniti nel corso della serata). "Il metodo giusto – ha affermato il primo cittadino gravinese Alesio Valente – è mettere in sinergia le categorie. La pubblica amministrazione può trovare soluzioni tampone, come lo sblocco delle opere pubbliche, ma il suo vero compito è creare le condizioni perché le imprese diano lavoro. Paghiamo per la mancanza di infrastrutture, che provoca un aumento dei costi per le aziende".

Interessante la disamina dell'economia murgiana fatta dal sociologo Leonardo Palmisano: "In una provincia barese che nel 2012 è stata la più colpita dalla crisi nella nostra regione, l'area di Gravina, Altamura e Santeramo vede una situazione demografica originale, con una popolazione che invecchia più lentamente. Agricoltura, industria del mobile e ristorazione restano i settori trainanti. Ci sono possibilità di sviluppo e opportunità di finanziamenti, purché si faccia sistema e formazione, per intercettare la nuova domanda di lavoro".

Un territorio, insomma, che deve diversificare la sua produzione, senza nostalgie per gli anni d'oro dell'imbottito, che negli ultimi anni ha visto la perdita di 10.000 posti di lavoro: difficilmente la pioggia di milioni – 101 per la precisione – dell'accordo di programma sul rilancio del settore andrà a finanziare aziende locali, pur in presenza di manifestazioni d'interesse, in mancanza di progetti concreti.