gravina turismo e archeologia
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La città

Un turismo possibile a Gravina dopo il Coronavirus

Prospettive future per il settore all’indomani dell’emergenza sanitaria

La universalità di un morbo, come quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo sulla nostra pelle, ha messo in ginocchio diversi settori della vita commerciale, economica, imprenditoriale e produttiva. Il colpo più duro, pensando di non esagerare, l'ha subito il turismo e i suoi derivati. Un mondo piegato, spezzato che stenta a decollare perché è privo del suo cuore pulsante: i viaggiatori, i turisti, le comitive. Mancano i flussi, i movimenti capaci di far girare capitali in quell'industria che è riuscita, da sempre, a garantire ottimi livelli occupazionali, anche di qualità, di accoglienza e di cortesia. La situazione sembra stagnante, immobile, rigida, ripiegata su se stessa, avvitata in quei crucci di amarezza, di sofferenza, di disperazione.

Da questa spirale pericolosa bisogna uscire. Bisogna avere la forza e la capacità di riemergere, di ritornare a vivere programmando, progettando idee, macinando idee, iniziative. Un compito che non spetta solo ai privati, ai gestori di strutture ricettive o ad organismi preposti alla salvaguardia e tutela dei beni storici, artistici, paesaggistici, ambientali, pittorici e archeologici. Spetta al pubblico come al privato. Ognuno per la parte di competenza, ma nella comune consapevolezza e convergenza per ridare al volano turismo la forza di riprendere il faticoso cammino.

Alla luce delle maturate esperienze di ognuno, mettere a frutto una programmazione a breve e lungo termine è il primo passo da compiere partendo da quello che si può offrire, da quello che è possibile offrire nel rispetto delle regole di sicurezza, di salvaguardia e tutela della salute. Cominciare a pensare alla valorizzazione del turismo all'aperto, immaginando percorsi che portino i turisti a visitare, conoscere e valorizzare la vastissima zona archeologica di Botromagno. La quale ha bisogno di essere recuperata, attraverso un'opera di bonifica e di pulizia dei siti, in maniera permanente e costante.

Dotare l'intero percorso di segnaletiche adatte a spiegare i luoghi, la loro storia, la loro evoluzione abitativa con i popoli che l'hanno popolata; la loro economia basata sull'industria cerealicola, su quella della fonderia per coniare monete, delle fornaci che producevano vasi e vasellame per gli usi domestici e famigliari. Percorsi che devono essere agevolati da lavori di manutenzione e adattamento per tutte le persone di ogni età. Tombe, testimonianze, mura di città, di fabbriche munite di adeguate coperture per conservarle e non prestarle al degrado umano o a quello di agenti atmosferici.

Un percorso di identità che parta dal basso, dalla necropoli del Padreterno per arrivare alla collina di Botromagno o viceversa, attrezzandosi anche con dei bus navetta compatibili con l'ambiente e il paesaggio. Ciò che sembrava dovesse farsi già in passato, è forse, giunto il momento di metterlo in pratica. Riprendere quella progettualità, quelle idee progettuali, rimaste, purtroppo, per lunghi anni nei meandri dell'abbandono, del silenzio. Ridare vigore, fiato a quelle prospettive serie e sane di sviluppo coerente con la nostra storia potrebbe fare uscire dal tunnel e rivedere la luce il nuovo turismo, le nuove frontiere del turismo. Le idee non sono mancate in passato. Lasciate al loro destino. Idee che hanno avuto dei costi, senza passare alla base dei benefici, delle ricadute. Idee che devono uscire dai cassetti della burocrazia o degli uffici pubblici e camminare tra la gente.

Diventare un tutt'uno con la gente. Ci vogliono soldi, potrebbe essere l'obiezione di qualcuno. Certo. Ci vogliono investimenti e la capacità di reperire quelle risorse necessarie che non mancano. Basta saperle cercare. Così come è giusto attivarsi per mettere in vita cantieri di lavoro che siano in grado di recuperare quei beni storici, archeologici e monumentali dispersi, rovinati, abbandonati. Forse, in attesa che torni la normalità di vita che ci si attende, e che il turismo torni a galoppare, è giunta l'ora di pensare seriamente alla istituzione dei cicli museali distinti per epoche, da creare la rete dei musei archeologici e fare della città la città dei musei.

Vogliamo parlare di rilancio credibile e possibile nella nostra città? Da qui bisogna iniziare, per dare quella giusta e doverosa accelerata a chi ha sofferto, ci ha rimesso in termini personali, economici. Senza troppi giri di parole, per essere credibili, operativi, concreti, lasciando da parte i sogni della retorica, le ragnatele del conformismo e i ghetti dei ritualismi formali, per diventare storia nella storia, occorre apparire ed essere necessari alla gente. Dobbiamo avere e dimostrare la consapevolezza della nostra indispensabilità. Dobbiamo rifuggire dalla solitudine, dall'isolamento che non è degli orgogliosi, ma dei malinconici e degli impotenti.
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