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Territorio

Bosco: che fine hanno fatto i 70.000 euro promessi dal Parco?

Ci scrive il direttore dell'ente, Fabio Modesti. Ma le domande di Gravinalife restano senza risposte.

Gentilissima Marina Dimattia,
desidero rispondere al suo articolo e fugare le perplessità da lei espresse con alcune doverose puntualizzazioni. Il finanziamento concesso dall'Ente Parco al Comune di Gravina riguarda la rivitalizzazione di uno dei vivai forestali più importanti della Puglia e del Mezzogiorno. Il raggiungimento di questo obiettivo passa attraverso la ripresa della produzione di piante di specie autoctone e di varietà locali utili ad operazioni forestali e di ingegneria naturalistica nel territorio del Parco, ente finanziatore del progetto. Ma tale intervento può essere effettuato anche in altre aree e per interventi particolarmente complessi (ad esempio: allargamento SS 96.). Quindi, l'intervento è necessario perché non vada irrimediabilmente perduto un patrimonio che non riguarda solo un'area circoscritta.

Il lamentato mancato intervento sul bosco di Difesa Grande mediante l'utilizzo delle piante forestali prodotte nel vivaio di Gravina non ha ragion d'essere poiché la legge 353/2000 sugli incendi boschivi vieta per 5 anni il rimboschimento su terreni percorsi dal fuoco utilizzando risorse finanziarie pubbliche, come correttamente indicato nel suo articolo riportando le dichiarazioni del Presidente. L'evoluzione dei boschi percorsi dal fuoco è ancora tutta da studiare e definire; quella della compagine boschiva di Difesa Grande dovrà quindi essere oggetto di tutte le necessarie attenzioni scientifiche e gestionali che si spera il Comune di Gravina in Puglia saprà assicurare. Per parte nostra l'investimento sul vivaio forestale costituisce un impegno di non poco conto, considerato che si tratta pur sempre di aree esterne al perimetro del Parco.

Nonostante questo, è stata più volte ribadita la volontà del Parco di sostenere il bosco di Difesa Grande, anche dal Presidente che in alcuni incontri cittadini ha offerto la disponibilità dell'Ente a sostenere progetti congiunti (di prevenzione ed educazione ambientale) per evitare nuovi scempi e consentirne la rinascita, secondo percorsi dettati dalla legge e dalla natura.

Un ultimo, non trascurabile dettaglio: il vivaio in oggetto è a rischio di chiusura: quel finanziamento rende possibile il lavoro per due unità che, altrimenti, andrebbero a casa. Credo che anche questo elemento vada considerato con la dovuta attenzione. Le precisazioni fornite potranno consentire al lettore di avere maggiori informazioni per formare la propria idea e le proprie considerazioni. Sono sempre disponibile per ulteriori dettagli.
Cordiali saluti.

Fabio Modesti
Direttore ente Parco Alta Murgia


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Egregio dottor Modesti,
La ringrazio per la Sua cortese missiva, anche se forse sarebbe stato opportuno (non crede?) che ad offrire risposte fosse il protagonista dell'articolo oggetto delle Sue precisazioni, vale a dire il presidente Veronico, interpellato personalmente dalla sottoscritta e per mezzo dei microfoni di Gravinalife già a luglio scorso per chiarire la destinazione del finanziamento che il Parco dell'Alta Murgia elargiva a ridosso dell'inferno che colpiva il bosco "Difesa Grande". Evidentemente, le dinamiche della direzione del Parco impongono un rapporto di tal fatta con il mondo dei mass media: ne prendiamo atto, come prendiamo atto delle Sue considerazioni rispetto alle quali mi permetto di ribadire che proprio in occasione di quell'intervista, del resto filmata e dunque a prova di smentita, Veronico ebbe a dire che il finanziamento avrebbe avuto a che fare la rifunzionalizzazione del vivaio, come successivamente indicato anche nell'articolo pubblicato il 22 febbraio 2013. Ma alla testuale domanda: "In che modo si interverrà allora sul vivaio, che effettivamente non è stato interessato dall'incendio?", lo stesso presidente ebbe a rispondere: "Lo deciderà il Comune di Gravina che è destinatario dell'intervento".

È a seguito di tali puntuali dichiarazioni che ci si aspettava che gli arbusti piantati nel vivaio sarebbero stati poi utilizzati, per lo stesso bosco. Naturalmente decorso il periodo di cinque anni prima che per legge si possa intervenire. E non per piantare gli alberi nel Parco dell'Alta Murgia. Questo non esclude certo che l'investimento sul vivaio forestale possa costituire un impegno volto a garantire il lavoro a due risorse umane, ma ciò non cambia la situazione e non muta contorni e contenuti dell'articolo a mia firma, lasciando intatti gli interrogativi in esso sollevati e, ad oggi, ancora senza risposta.

Cordialmente.

Marina Dimattia

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