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Territorio

"Astronave" dei rifiuti, il Consiglio di Stato respinge i ricorsi contro le autorizzazioni

Si conclude dopo dieci anni la vicenda giudiziaria sull'impianto di Mellitto

Il comune di Grumo perde la battaglia contro l'"astronave" dei rifiuti.

Si conclude dopo un iter giudiziario ed amministrativo durato dieci anni la vicenda relativa all'impianto di compostaggio della Prometeo 2000, al centro di molte polemiche a causa del luogo in cui si trova, lungo la statale 96 nei pressi di Mellitto, a ridosso del Parco dell'Alta Murgia, in una Zona a Protezione Speciale (Zps) e in un Sito di interesse comunitario (Sic).

Il Consiglio di Stato ha infatti messo la parola fine alla vertenza respingendo definitivamente il ricorso del Comune di Grumo Appula che chiedeva l'annullamento degli atti della Provincia di Bari con i quali fu autorizzata, nel lontano 2000, la realizzazione dell'impianto.

Vittoria finale per la Tersan Puglia spa (al centro di un'altra vicenda giudiziaria tuttora aperta, quella di "Murgia avvelenata") e Prometeo 2000 srl, società degli imprenditori Delle Foglie. Per il comune del centro murgiano anche la condanna a pagare, oltre alle spese di giudizio, anche una sanzione pecuniaria a favore delle imprese.

Il supremo tribunale amministrativo nelle sentenza riconosce che l'autorizzazione della Provincia "alla realizzazione o gestione dell'impianto di smaltimento rifiuti ai sensi dell'art. 27 del d.lgs. n° 22 del 1997 vale come dichiarazione di pubblica utilità", confermando che la procedura di approvazione dell'impianto era legittima e che le conclusioni della Provincia favorevoli all'approvazione del progetto erano giuridicamente fondate.

Già la Corte d'Appello di Bari, Terza Sezione Penale, lo scorso anno aveva assolto Silvestro, Claudia e Leonardo Delle Foglie dalle imputazioni di violazioni edilizie, ordinando il dissequestro dell'immobile e restituendolo agli aventi diritto. Una sentenza che aveva sconfessato tutte le precedenti decisioni della magistratura penale sull'"astronave".

La vicenda era diventata anche un intricato giallo amministrativo e politico, allorché, nel 2011, l'assemblea dell'Autorità di Gestione dell'Ambito Territoriale Ottimale Ba aveva dato il via al riutilizzo dell'impianto in territorio di Grumo Appula, nonostante una confisca in atto. Nettamente contraria la posizione del comune di Grumo Appula, non condivisa però da tutti i centri dell'ambito, molti dei quali vedevano in quell'impianto l'unica soluzione per evitare gli alti costi di conferimento dei rifiuti fuori bacino, come stabilito dalla Regione. La delibera, revocata non appena la notizia era diventata di dominio pubblico, aveva provocato un'accesa discussione tra i comuni dell'Ato, con conseguente balletto di smentite, polemiche e accuse reciproche.

Una questione a cui la sentenza del Consiglio di Stato mette ora la parola fine, così come sembra ormai rimosso l'ultimo ostacolo all'avvio delle procedure per l'entrata in funzione dell'impianto, il più grande d'Europa, in grado di trattare fino a 800 tonnellate al giorno di rifiuti organici da trasformare in fertilizzante per l'agricoltura.
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