Intervento Omocromico: quando il paesaggio murgiano si fece arte

L’opera di Grazia Terribile ricordata 30 anni dopo alla Fondazione

giovedì 5 giugno 2014 10.32
A cura di Francesco Mastromatteo
E' il lontano 1983 quando nelle campagne murgiane, 50 artisti provenienti da tutto il mondo realizzano una mostra a cielo aperto, nel nome della land art, dell'arting nature e secondo il sogno utopico di Grazia Terribile.

Oggi, a distanza, di 30 anni, si riparla del suo Intervento Omocromico, nell'ambito una iniziativa promossa dall'Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo della Regione e ospitato dalla Fondazione Pomarici Santomasi. Mercoledì, nel quarto appuntamento della settimana dedicata all'evento, organizzato da Alba Nardone con la sezione gravinese della Fidapa (rappresentata dalle responsabili Filomena d'Ecclesiis, Tiziana Tucci e Amalia Mariano) e intitolato "L'Arte tra i solchi della nostra Murgia. Storia di terra, pietre, colori, acqua e vento", un parterre tutto al femminile ha riannodato i fili di un movimento artistico basato sulle energie e le potenzialità del territorio, una scommessa sperimentale basata sul rapporto uomo-natura e la magia degli elementi.

"Grazia Terribile non voleva lasciare tracce del suo lavoro – racconta Giusy Petruzzelli, docente di storia dell'arte presso l'Accademia di Belle Arti di Bari – e un provvidenziale temporale al termine della mostra distrusse le opere". Una tendenza profondamente etica quella alla base della sua arte minimale, concepita come una pittura senza materiali artificiali e progetti precostituiti, profondamente rispettosa verso la natura e fondata sul riciclo. "Omocromico in questo senso sta per rapporto tra uomo e colore, inteso come pigmento naturale", ha concluso la docente auspicando che il lavoro della Terribile sia oggetto di tesi di laurea.

"La sua fu una lezione sovversiva, essendo lei figlia e moglie di agrari – è la testimonianza di Laura Marchetti, antropologa e assessore comunale alla cultura – non nel senso della lotta di classe ma di un nuovo modo di vivere la terra, la materia prima insieme a quegli elementi, l'acqua e la pietra che fanno parte del nostro paesaggio rupestre".
"Una sperimentazione ardita in una zona periferica ma allora culturalmente viva – è il ricordo di Silvia Godelli, assessore regionale – e dopo 30 anni la memoria non è solo un omaggio al coraggio di Grazia, ma deve rappresentare un seme di speranza per questa terra".

Un auspicio di rinascita culturale fatto proprio da Alba Nardone, figlia dell'artista: "Intervento Omocromico fortunatamente è stato documentato ed è ammirabile in un catalogo, non perché possa essercene un altro, ma affinché sia di esempio alle generazioni future per poter tornare ad esprimersi attraverso l'arte".
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
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L’Arte tra i solchi della nostra Murgia
L’Arte tra i solchi della nostra Murgia