Vivaio comunale, l'assessore Lorusso non convince

Petrara e Varrese incalzano e chiedono risposte chiare

mercoledì 16 novembre 2016
Per niente soddisfatti e decisi a dare ancora attaglia sulla vicenda dei 75.000,00 euro destinati dal Parco dell'alta Murgia al Bosco comunale e rimasti bloccati nelle casse de Parco per inadempienze del Comune di Gravina.

Pochi giorni dopo i chiarimenti diffusi a mezzo stampa dall'assessore Gino Lorusso, i consiglieri Angelo Petrara e Vincenzo Varrese sono tornati a scrivere a palazzo di città per capire come mai a metà novembre "il cantiere relativo al Vivaio comunale di Gravina in Puglia presso il Bosco Comunale, non è stato ancora attivato. E questo è un dato di fatto che ci ha mossi a interrogare l'amministrazione del Parco dell'Alta Murgia e a denunciare l'inerzia conclamata della Giunta comunale e in primis dell'assessore Lorusso".

Nel merito della vicenda i due consiglieri sconfessano l'assessore sostenendo che "non rispondono a verità le nebulose difficoltà amministrative che avrebbe incontrato il Comune per avviare al lavoro, sin dal lontano 2014, le unità che avevano partecipato ad un bando pubblico, ed erano in possesso di tutti i requisiti di legge; Difatti – continuano i due - il bando predisposto dallo stesso assessore Gino Lorusso, richiedeva la qualifica di bracciante agricolo al momento della presentazione della domanda. Orbene, gli esclusi a cui fa riferimento l'Assessore Lorusso, sono stati depennati perché sprovvisti dei titoli richiesti, ed in particolare dell'attestato di qualifica".

E allora cosa ha realmente rallentato la graduatoria e la successiva assunzione dei braccianti?
"Solo dopo il nostro intervento, l'Assessore si è attivato per evitare la perdita del finanziamento, e di tanto ne prendiamo atto, ma dubitiamo che dopo un bando ufficiale e specifico per quel progetto, si possano riaprire i termini e le scadenze di presentazione delle domande".

Rimarcata la preoccupazione di non perdere i finanziamenti del Parco, come annunciato dallo stesso direttore Modesti, i due consiglieri sottolineano che il loro disappunto non voleva essere né affrettato nè ingannevole ma "ispirato sempre al bene comune, alla trasparenza e alla tutela dei più deboli".