Sequestrati beni per un valore di 23 milioni di euro

Comunicato stampa dei Carabinieri

mercoledì 16 novembre 2011 13.14
In applicazione della Normativa Antimafia sulle Misure di Prevenzione Patrimoniale (il cosiddetto "Pacchetto sicurezza") i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Bari, questa mattina, hanno eseguito a Gravina in Puglia e Altamura, un sequestro anticipato di beni mobili ed immobili finalizzato alla confisca, sulla base di un provvedimento emesso dal Tribunale di Bari -Sezione per le Misure di Prevenzione- (collegio Presidente La Malfa - relatore Marrone - Dr. Mattiace) su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo.

Destinatario della misura patrimoniale è Saverio Sorangelo, 57enne gravinese, gravato da numerosi pregiudizi penali, già Sorvegliato Speciale di Pubblica Sicurezza.

Di non trascurabile importanza il suo coinvolgimento nella nota operazione denominata "Canto del Cigno", che all'epoca dimostrò chiaramente la sua "compartecipazione" in seno alla criminalità organizzata gravinese (Mangione, Gigante, Matera).

Il predetto già nel 2002 fu destinatario, a seguito di un'indagine della DIA di Roma, di un altro provvedimento di natura patrimoniale che si concluse con il sequestro della nota Sala Ricevimenti "Parco dei Templari", costruita in un suggestivo scorcio dell' alta Murgia.

Ad attirare l'attenzione degli investigatori, che hanno avviato le indagini lo scorso mese di Settembre, ancora una volta, la notevole sproporzione esistente tra l'esiguità dei redditi dichiarati, in relazione anche alle esposizioni debitorie personali ed il rilevante impegno economico necessario per realizzare l'enorme patrimonio riconducibile all'uomo ed ai singoli componenti della sua famiglia.

Nel corso delle attività investigative è stata acclarata la sua storica e permanente capacità di disporre di ingenti risorse finanziarie derivanti dalle attività illecite dalle quali derivava un elevatissimo indice di "ROI" (ritorno degli investimenti) che l'uomo reimpiegava in attività apparentemente lecite, come l'acquisto di terreni, immobili ed attività imprenditoriali.

E' stato dimostrato che il predetto a partire dall'anno 2007, quando fu sottoposto alla Sorveglianza Speciale, con l'inibizione di qualsivoglia partecipazione ad ogni tipo di attività imprenditoriale, ha perseverato nel continuare i suoi traffici illeciti, facendo ricorso, pensando di eludere controlli e riscontri investigativi, all'uso di prestanomi, per l'acquisizione di quote societarie e patrimoni aziendali.

Sorangelo, ha insistentemente posto in essere operazioni di "money laundering" (riciclaggio di danaro) attraverso numerosi reinvestimenti di natura apparentemente lecita.

L'odierno sequestro ha riguardato una società di costruzioni a Gravina, 1 resort di lusso ad Altamura, 2 società di ristorazione ad Altamura e Gravina, 8 immobili tra Altamura e Gravina, 7 auto di cui 4 di grossa cilindrata (Mercedes e BMW), una moto "Harley Davidson" e numerosi rapporti bancari presso vari istituti di credito della provincia (la cui consistenza è ora in corso di quantificazione), per un ammontare complessivo di circa 23 milioni di euro.

L'indagine patrimoniale si inquadra in una ampia attività di contrasto alla locale criminalità organizzata che, nel solco degli indirizzi che provengono in tal senso dal Tribunale - Sezione Misure di Prevenzione- e dalla Procura della Repubblica di Bari, è rivolta soprattutto ad aggredire i patrimoni illecitamente acquisiti.

Il contrasto ai patrimoni illeciti diventa così non solo uno dei mezzi, forse il più importante, per un serio contrasto all'attività delinquenziale. Privando i clan delle risorse economiche si riesce a depotenziare la loro capacità criminale più di quanto possa fare la detenzione in carcere. Le ingenti somme a disposizione, infatti, permettono ai capi clan non solo di "ri-inventarsi" come imprenditori che finiscono poi per agire sul mercato con spregiudicatezza a scapito dei veri imprenditori onesti, ma di mantenere in piedi tutta l'organizzazione malavitosa: stipendiare gli "affiliati" e mantenere le loro famiglie quando queste sono in difficoltà.

Le attività imprenditoriali continueranno con l'amministrazione giudiziaria sotto il diretto controllo del Tribunale di Bari, restituendo legalità e trasparenza al mercato.