Psichiatria: il boom del Dipartimento salute mentale

250 ricoveri all'anno, 70 visite al mese. Tra le cause, le distorsioni della realtà ad opera dei mass media.

domenica 11 agosto 2013 14.25
A cura di Annalisa Colavito
Le condizioni storiche di questa era, si sa, non favoriscono serenità. Si vive appesi al filo dell'incertezza del domani. Le criticità di cui siamo protagonisti favoriscono stati ansiogeni da debellare. Esiste un incremento effettivo della piccola psichiatria, che è altra storia rispetto alla psichiatria classica. Un tempo si ricorreva allo psichiatra in situazioni gravi di malattie mentali. Oggi, invece, esiste una reale necessità di tranquillità, ma quello che dimentichiamo di ammettere a noi stessi e il reale bisogno di quest'ultima: il nodo è tutto qui.

La città di Gravina, dal 1995, ospita il Dipartimento di salute mentale, unico riferimento per la provincia di Bari e del circondario. Dispone di dieci posti letto. Si attestano circa 250 ricoveri annuali, a causa di psicosi e depressioni, filtrati attraverso il pronto soccorso. Le visite mensili, invece, si aggirano intorno alle 70, da moltiplicare per dodici mesi.

A detta di Ennio Valerio Ripa, responsabile del Dipartimento, nell'immaginario collettivo lo psichiatra è un dottore preoccupante, unicamente per ragioni storiche. "Lo psichiatria un tempo era il medico che curava disturbi mentali veri e propri, quindi veniva identificato come il medico dei pazzi. C'era anche molta confusione tra psichiatri e neurologi: i secondi trattano problemi più leggeri. Oggi le cose stanno cambiando. La gente viene in studio vergognandosi meno, pratica psicoterapia con più facilità. Ci si rivolge allo psichiatra pensando sia una persona che possa dar loro una mano. C'è anche gente che chiede aiuto, di ceto sociale medio alto, per ragioni di benessere. La nostra è una società altamente competitiva, i mass media ci propongono dei modelli che non coincidono con la realtà, c'è il mito dell'efficienza: ci mostrano personaggi belli, ricchi, con grandi possibilità e questo cozza con la realtà. Sono alcune delle motivazioni per cui aumenta l'ansia. La gente vuole a tutti i costi essere all'altezza delle situazioni".

Esiste una reale differenza tra gli uomini e le donne rispetto ai disturbi psicologici d'ansia. Quelli più frequenti sono gli sbalzi d'umore e colpiscono maggiormente le donne, perché legati al noto assetto ormonale. Tant'è che queste ultime vanno maggiormente incontro a situazioni di questo genere dopo il parto, durante la menopausa e nella seconda metà del ciclo mestruale, perché non c'è stato concepimento. "La condizione femminile attuale certo non aiuta. La dimensione culturale in cui le donne vivono non è delle migliori. La donna con la depressione esprime la propria rabbia", aggiunge Ripa. "Nel caso maschile, si tratta per lo più di gente che ha usato sostanze stupefacenti e ricorre alla psichiatria per recuperare uno stato di salute mentale dignitoso". Ci sono poi piccoli sentimenti comuni, tipici dei contesti cittadini striminziti, quali la cattiveria e l'invidia, ma che non sembrano appartenere a problematiche psichiatriche precise, quanto piuttosto alla dimensione umana: "Sono i sentimenti tipici degli umani, questi. Non credo siano caratteristiche tipiche di un piccolo contesto come Gravina", sottolinea Ripa.

I periodi dell'anno in cui mostrare maggiore accortezza verso problematiche come l'ansia o sbalzi d'umore sono quelle equinoziali, stagioni intermedie: la primavera, quando si va verso i primi caldi, stagione autunnale, quando la giornata si accorcia e anche le ore di luce si riducono. Non si hanno dati statistici precisi, ma durante l'ultimo anno di lavoro la gente che ha scelto la psichiatria per aiutarsi appare in egual misura, tra giovani e adulti. Tra le soluzioni per aiutarsi c'è l'attività fisica, di qualunque genere, purchè gradita. Anche l'attività artistica è un ottimo modo per fronteggiare il problema: arricchisce la persona. "Si parla di arte terapia, ha una precisa validità scientifica e dà una dimensione diversa, poetica, nobile alla vita", si congeda Ripa, dispensando un consiglio semplice ma da seguire: l'arte ha sempre fatto bene. A prescindere.