Antica Masseria: i lavoratori tornano alla carica

"Non capiamo perché il nostro progetto sia stato bocciato". E ripropongono l'idea della cooperativa.

lunedì 6 maggio 2013 11.10
A cura di Marina Dimattia
Non mollano. Nonostante il risvolto inaspettato della vicenda.

I lavoratori della "Antica Masseria dell'Alta Murgia", dopo il no da parte della Agenzia nazionale per l'amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, tornano alla carica. Per ora nulla di nuovo. Sembrerebbe addirittura un doppione in uno schema cadenzato. Perché gli ex dipendenti della ex struttura ricettiva hanno riproposto il medesimo progetto a quella stessa Agenzia che appena un mese fa lo aveva bocciato senza appello, perché "non aderente alle finalità di utilizzo dei beni immobili confiscati previste dalla normativa vigente". Prevedendo, però, la possibilità per il Comune di Altamura di presentare entro il 30 marzo un nuovo progetto di riutilizzo della struttura che avesse finalità sociali o istituzionali. E paventando anche la eventualità della vendita dell'immobile.

Nessuna nuova proposta. La vecchia funzionava alla perfezione. Almeno secondo quei lavoratori che sono convinti della rispondenza ai requisiti richiesti, e per questo non si sono inventati nulla di nuovo. Ma hanno riciclato il vecchio. "Continuiamo a chiedere che la sala torni a funzionare come struttura ricettiva, affidandola alla costituenda cooperativa composta da noi, ex dipendenti. Tutto qua. Abbiamo l'ente pubblico che è il comune di Altamura, l'associazione antiracket di Molfetta che garantisce, tutti gli elementi ci sono. Non capiamo il motivo della bocciatura. E poi se si vede sulla pagina internet dei beni confiscati e sequestrati, tutti i beni di altri paesi sono stati assegnati a comuni, fondazioni, province. Perché solo per Gravina sussistono problemi? Ci hanno chiesto che il progetto fosse sociale. Nessun problema. Intanto chi più di noi ha bisogno di aiuto in questo momento? Ma nonostante tutto abbiamo inserito la possibilità che i lavori di giardinaggio, per esempio, venissero affidati ad una cooperativa di persone disagiate", spiega qualche ex lavoratore.

L'attesa è ancora lunga. E nel frattempo gli ex dipendenti continuano a presidiare la sventurata struttura. Con le idee chiare. "Se l'Agenzia dovesse bocciare nuovamente il progetto, chiederemmo comunque di affidare a noi la sala almeno in attesa della vendita. Gli avvocati ci hanno spiegato che per la vendita del bene potrebbero passare anche cinque anni. Nel frattempo per il primo anno potrebbero affidarcela senza alcun canone di locazione. Una volta riavviata, e non sarà semplice perché la sala ha perso di credibilità, potremmo anche sottoscrivere un contratto. Sempre in attesa della vendita", continuano i lavoratori, in un equilibrio perfetto tra angoscia e fiducia.