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Immigrazione e Integrazione, quando Gravina è un porto sicuro

Interviste alle cooperative “Nuovi Orizzonti” e “EOS”

Dopo l'intervista a Fofana Biman, la toccante storia del dolore e riscatto di un ragazzo ivoriano, Gravinalife approfondisc il tema dell'integrazione legato all'immigrazione nel nostro paese. Intervistati i rappresentanti di due cooperative gravinesi che da tempo s'impegnano in progetti per ospitare cittadini di diverse parti del mondo.

La cooperativa "Nuovi Orizzonti" è stato il primo approdo di Fofana Biman nel 2017. Nicola Branà, vicepresidente della Nuovi Orizzonti, ha spiegato che dal 2011 al 2019 la struttura ha ospitato, tramite progetti di prima accoglienza e Sprar, migliaia di utenti provenienti dall'Africa subsahariana, Pakistan, Iran. Poi, a causa delle politiche di contenimento dell'immigrazione, sono diminuiti i flussi migratori verso il nostro paese e le necessità di avere strutture d'accoglienza.

Compito della cooperativa in aiuto degli utenti immigrati è stato quello di fornire tutto il materiale utile per un graduale processo d'integrazione, tra cui attività di orientamento al territorio e al lavoro, assistenza per le richieste burocratiche per il permesso d'asilo.

"Molti ragazzi erano coinvolti in attività di formazione professionale e tirocini formativi (progetto "garanzia giovani"), corsi di alfabetizzazione, iscrizione a scuola", ci spiega il dottor Branà, "tanti sono rimasti a lavorare nelle aziende del territorio dopo il periodo di prova. Molti stranieri sono di passaggio: vengono qui per ricongiungersi con familiari o amici nel nord Italia, tanti vengono per lavorare, altri hanno obiettivi meno nobili. Per integrarsi è importante la conoscenza della lingua italiana in primis, poi c'è l'inserimento in politiche attive per il lavoro, corsi di formazione (cucina, panificazione, sartoria). Rilevanti anche le attività svolte con associazioni sensibili del territorio come i gruppi scout".

Sullo stesso tema si esprimono le dottoresse Rosa Olga Stefania e Digiesi Chiara, psicologhe psicoterapeute cognitivo-comportamentali della cooperativa Eos. La cooperativa Eos, che attualmente non ha in struttura utenti minori extracomunitari, ha ospitato negli anni scorsi minori stranieri non accompagnati, dai 3 ai 17 anni, provenienti soprattutto da paesi africani e albanesi. Nelle comunità alloggio, invece, ci sono madri con figli a carico e attualmente sono inserite 3 genitrici con rispettivi figli, provenienti da diverse zone del mondo. La comunità alloggio per gestanti e madri con figli a carico "Casa Estia", è una struttura residenziale a carattere comunitario di tipo familiare. Cogestita dalle cooperative Eos e Aquila 2015, ha aperto nel 2018 e può ospitare fino a 18 persone.

"Per gli stranieri e gli immigrati, soprattutto per le madri ospiti delle comunità alloggio, stiamo collaborando con l'associazione materana IAC che, attraverso attività laboratoriali e teatrali, ha l'obiettivo di non lasciare sole tali persone ma considerarle parte integrante della società", ci spiega la dottoressa Rosa.

Tra il 2017 e il 2019 Eos ha ospitato due ragazzi provenienti dall'Albania che a 18 anni sono usciti in autonomia dalla comunità. Psicologi e educatori hanno seguito i ragazzi in un percorso d'integrazione e avvio nel mondo del lavoro, attività laboratoriali di artigianato, cucina, palestra, alfabetizzazione all'emozione ed educazione alla legalità. "Questi due ragazzi si sono ben integrati e hanno dimostrato collaborazione. Entrambi adesso sono inseriti nel mondo del lavoro: uno nell'ambito costruzioni e uno come meccanico", prosegue Rosa.
La dottoressa Digiesi pone l'accento sugli aspetti sfavorevoli. "Le politiche italiane d'integrazione sarebbero in grado di supportare gli stranieri, ma molto spesso ci si ferma per l'incapacità e debolezza economica dei comuni a sostegno degli immigrati. A 18 anni i ragazzi sono costretti ad uscire dalla comunità e molto spesso non sono supportati economicamente, in molti casi, tramite il tutore legale, si è valutato il rientro nel paese d'origine".

Aggiunge la psicologa Rosa: "C'è poi il caso positivo di un ragazzo della Nuova Guinea che abbiamo ospitato, con una storia molto forte e toccante, salvo per miracolo ha visto violentare e uccidere mamma e sorella, adesso è un calciatore nel leccese. La maggior parte di questi ragazzi viene in Italia per integrarsi e cambiare vita, ovvio ci sono anche le mele marce. Ci sono stati dei ragazzi nigeriani che sono rimasti solo 15 giorni in comunità, erano molto aggressivi con noi e gli altri utenti e di sicuro avevano altri obiettivi di vita".

"Un altro grande problema è lo sfruttamento nel mondo del lavoro", precisa Digiesi, "si fa troppo spesso leva sulla disperazione di questa gente. Assistiamo, però, con piacere e orgoglio a tantissime dimostrazioni di solidarietà da parte della comunità gravinese, non solo a Natale ma in tutto l'anno vengono donati vestiti e giochi ai più piccoli. È bello vedere la cittadinanza molto vicina e partecipe nei confronti dei più bisognosi".
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